Capri e la via del vino, una tesi che offre valide basi per un turismo più green

Capri e la via del vino, una tesi che offre valide basi per un turismo più green
di Mariano Della Corte
Mercoledì 28 Aprile 2021, 11:55
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“La Via del Vino, i culti dionisiaci dell’isola di Capri”. Questo il titolo di  una tesi molto interessante, discussa circa un mese fa presso l’Università di Salerno, che mette in luce spunti critici, socio-antropologici e storico-naturalistici delle trasformazioni del paesaggio caprese e del suo tessuto urbano. L’autrice è una giovane ragazza di Capri, Nicoletta Longobardi, che attraverso ricerche attente e due anni di studio ha ricostruito il percorso antico dei filari di vite che congiungeva le due comunità di Capri ed Anacapri attraverso un unico itinerario. Un lavoro multidisciplinare, corredato anche da tante interviste e rilievi sul territorio dell’isola, disamina di fonti di archivio in particolar modo quelle del centro documentale Ciccaglione, sotto la guida dell’esperto archivista Giuseppe Aprea, che parte dalla storia antica e passa per la geografia, la glottologia, la filologia, l’antropologia, tramite il vaglio di fonti greche e latine, fonti orali e ricerca etnografica sul campo.

 

Nicoletta è una ragazza di 27 anni ed ha una storia familiare alla spalle che passa proprio per le grandi botti di vino, il suo bisnonno era infatti uno dei più antichi bottai dell’isola ed aveva lavorato una vita intera proprio nei vigneti più caratterizzanti dell’isola, in particolare nella zona di Marucella (palazzo a Mare), dove permangono ancora le antiche rovine romane da cui l’imperatore Ottaviano Augusto ricavava il suo nettare.

La ricerca di Nicoletta infatti ha molteplici valori, rimette in luce l’importanza di alcuni luoghi dell’isola come l’area del Monte Tiberio e quella di Marucella a Marina Grande ma anche Caposcuro e la vigna ad Anacapri , ridà valore alle viti autoctone, di cui nella tesi viene descritto pregio e specificità, ricostruisce la storia enologica di Capri attraverso interviste agli autori che tuttora portano avanti questa coltivazione eroica ed esamina i riti che ad oggi permangono nella comunità legati al vino, il più importante di questi è sicuramente la “Settembrata anacaprese”.

La festa del vino messa in scena ogni anno tra fine agosto ed inizio settembre, che anima la comunità di Anacapri attraverso una ritualità che, in maniera spesso inconsapevole ed autentica, riporta in scena i culti antichi dell’Attica. In particolare Nicoletta ha documentato tutta una serie di similitudini che riconducono i cortei bacchici messi in scena nella Settembrata di Anacapri, tramite la rappresentazione di Bacco che guida un corteo di ancelle e vari personaggi, al tìaso greco dei culti di Dioniso e ad una serie di altri riti come il menadsimo rituale, associabile alla presenza nel corteo, tra le varie figure, delle “Pacchiane”. Queste donne  pacchiane, “grossolane” mescevano il vino puro, grasso, che veniva accompagnato alla piccola cacciagione raccolta per metter in scena il rito. Aspetti ampiamente documentati nel lavoro dell’autrice che passa al vaglio anche tutta una serie di fonti scritte antiche: Strabone, Svetonio, Virgilio, lo pseudo Bleso e rintraccia nella ritualità anacaprese tante peculiarità che la riconducono ai culti dionisiaci dell’Attica antica.

Sempre in relazione alle tracce  del menadsimo rituale, la ricerca di Nicoletta passa in disamina anche il personaggio della “bella Carmelina” sul monte Tiberio a Capri con la sua danza tarantata, apotropaica, messa in scena davanti ai primi turisti stranieri di inizio novecento. La ricerca di questi rituali antichi legati al vino vengono presi in esame anche nelle specificità che li distinguono tra i vari tipi di vendemmia di Anacapri e di Capri. Entrambe coltivazioni eroiche, fatte conquistando, filario per filario, terreno alla roccia sassosa. Il suo lavoro si spinge anche ad un’analisi comparativa tra le feste di vendemmia a Tiberio e Marucella e le festività di Anacapri come la settembrata, ognuna con suoi caratteri e origini diverse. L’aspetto più interessante della ricerca però è il riaffiorare di un itinerario, una vera e propria via antica legata al vino, che congiunge gli scavi arroccati di Tiberio fino alla zona di Ottaviano Augusto a Palazzo a Mare e Marucella e prosegue per la Scala fenicia e va a terminare alla Migliera ad Anacapri. Il lavoro storico è arricchito dalla giovane ricercatrice, tracciando una via contemporanea del vino che stratificatasi sulla precedente permane ancora. Tutto ciò getta una nuova linfa sulla sempre più necessaria esigenza di un turismo sostenibile e di qualità che porti gli stessi imprenditori del settore a valorizzare le specificità della storia del vino di Capri in un percorso sensoriale che possa essere sempre più fruibile dal turista, nel segno della valorizzazione della cultura locale e della sua storia millenaria fatta anche di sapori.

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