Con tutto il rispetto per gli amici russi, altro che “siberiana”: Educazione Napoletana.
Eh sì, perché Bernardo D’Annolfo si è messo in testa di educare Bruxelles e la sua piazza alla pizza napoletana.
Contemporanea, leggera, col cornicione gonfio.
«A canotto», sottolinea e sorride subito lui.
«Come una nuvola, garantita dalla qualità e dallo studio dell’omonima farina Caputo».
Dalle radici di Mondragone fino a Londra, passando ovviamente per Napoli, per poi approdare per l’appunto qui, nel cuore pulsante dell’Europa.
Un viaggio lungo, non sempre facile, ma affascinante.
Chilometri, facce e anni che questo giovane pizzaiolo, classe 1989, lo hanno formato e forgiato, così da renderlo la furia bella che è oggi.
Un mix di energia, entusiasmo e idee, tra cui quella che lo ha reso celebre: lanciare una pizza nello spazio, dritta nella stratosfera, a 40mila metri di altezza, con tanto di atterraggio in sicurezza e riprese video.
«Una follia, che meraviglia, però!», sbotta di felicità tra il divertito e il commosso.
«Il primo lancio era fallito perché il gps era andato ko. Ma del resto, pure alla Nasa possono sbagliare, no?», scoppia in una risata fragorosa.
«Il secondo, invece, è stato un grande successo, non tanto per me, per il mio team e per i miei sostenitori che il progetto lo hanno pure finanziato, quanto piuttosto per Napoli e per la sua immagine nel mondo, magari pazza ma puntualmente splendida!».
Quasi una roba da libri di storia, di certo da Guinness.
Un po’ come la sua personalissima “guerra” all’ananas. ;)
Colpisce il menù, infarcito non soltanto di ingredienti freschi e veraci della tradizione napoletana, ma da tutta una serie di dediche.
Prima, neanche a dirlo, quella per la sua mamma.
«“We Mamma”, non a caso, ha la forma di una stella. E rappresenta tutto l’amore che provo per mia madre».
Con tanto di sogno nel cassetto: «Comprare una casa per lei, reduce da una vita intera di sacrifici».
Si sforza di trattenere una lacrima, ma gliene scappa subito un’altra.
Per sua figlia.
«Luana è la mia piccola, tutto il mio universo. Ha la forma di un quadrato, come il perimetro che vorrei costruire attorno a lei per proteggerla da ogni cosa che possa essere sbagliata. Lei, la gioia mia più grande, nonostante le troppe distanze e i casini che non mancano mai».
E poi, last but not least, ovvero “ultimo ma non meno importante” come dicono in America, i colleghi.
Con le pizze Vip Mevio, Capuano e Civitiello, dedicate a Matteo, Vincenzo e Davide, maestri dell’Arte napoletana e soprattutto grandi amici.
«Un omaggio dovuto, ma in particolare sincero, sentito».
Porte spalancate, dunque, al civico 6 di Avenue Louis Lepoutre in un quartiere, quello di Ixelles, che di per sé merita una visita.
Nuovo punto di riferimento per chi a Bruxelles ci vive o per chi da queste parti ci passa anche soltanto per un weekend di turismo.
Nuova casa napoletana, nuova educazione alla pizza.
Pizza contemporanea e Mulino Caputo: da Napoli a Bruxelles, D’Annolfo e l’«Educazione Napoletana»
di Luca Marfé
Martedì 3 Marzo 2020, 14:50
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