Putin, chi sono i partigiani russi che (ora) spaventano lo zar: il leader Ponomarev e la regia di Kiev nell'incursione a Belgorod

di Mario Landi
Martedì 23 Maggio 2023, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 11:21 | 2 Minuti di Lettura

Chi è Ilya Ponomarev

Da spina nel fianco di Vladimir Putin a «terrorista da sterminare»: Ilya Ponomarev non smette di far infuriare il Cremlino, anzi con i suoi legionari di Libertà per la Russia fa segnare una svolta nel conflitto ucraino. Il 47enne Ponomarev, con un passato da dirigente nel gigante petrolifero Yukos finito nella blacklist del capo, disturba i sonni dello zar perlomeno dal 2012. All'epoca, deputato della Duma, divenne tra i più influenti leader delle proteste di piazza dopo la vittoria alle presidenziali proprio di Putin, con accuse di brogli e irregolarità. In quei mesi fece sua una celebre frase di Alexey Navalny bollando Russia Unita come un partito di «ladri e truffatori» in un discorso parlamentare.

L'anno dopo è l'unico deputato a non votare la legge contro l'omosessualità, mentre nel 2014 lancia il guanto di sfida e addirittura vota contro l'annessione della Crimea, anche in questo caso unico nell'arco parlamentare. Sull'onda del furore dei fedelissimi dello zar, e delle prime - classiche - inchieste per corruzione e congelamento fondi, Ponomarev si trasferisce a Kiev nel 2016, dopo un lungo soggiorno in California. Dal 2017 è sotto scorta a seguito dell'assassinio a Kiev di un altro ex deputato russo, Denis Voronenkov, colpito a morte poco prima di incontrare proprio Ponomarev. Con la guerra in Ucraina sposa da subito la linea dell'interventismo, facendo appello al sabotaggio delle infrastrutture militari russe, spingendosi fino a far intravedere la mano dei partigiani russi nell'autobomba che ha ucciso Darya Dugina, la figlia di Alexander Dugin, uno degli stretti alleati politici del presidente, vero obiettivo dell'attentato.

Poi la nascita della Legione Libertà per la Russia, di cui si definisce rappresentante politico, i sabotaggi e oggi addirittura l'incursione in territorio russo. «Navalny, Volkov, Ponomarev e gli altri cloni di Khodorkhovsky si sono trasformati in normali terroristi e assassini. Non si negozia con i terroristi. Vanno sterminati come cani rabbiosi», aveva già tuonato l'ex presidente russo Dmitry Medvedev dopo l'attentato di San Pietroburgo, lo scorso aprile.

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