G7, patto della moda
in difesa dell’ambiente

G7, patto della moda in difesa dell’ambiente
Venerdì 23 Agosto 2019, 20:15 - Ultimo agg. 20:26
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MILANO I big della moda stringono un patto in difesa dell'ambiente. Sono 32 le aziende del settore che hanno risposto all'appello del numero uno di Kering e, alla vigilia del G7, hanno incontrato il presidente francese Emmanuel Macron annunciando la firma del Fashion Pact, che sarà presentato ufficialmente ai Capi di Stato riuniti a Biarritz. «L'industria della moda è una delle più grandi, più dinamiche e più influenti al mondo, con un giro d'affari annuo di 1,5 trilioni di dollari - si apre così il documento - Ed è uno dei settori industriali con l'impatto più pesante: proprio per questo dovrebbe ricoprire un ruolo di primo piano nel passaggio verso un futuro più sostenibile». Il resto lo dicono gli analisti delle Nazioni Unite in un report sul cambiamento climatico secondo cui, a livello globale, l'industria della moda è responsabile di circa il 10% di tutte le emissioni di gas serra, il 20% di tutte le acque reflue e consuma più energia rispetto alle industrie aeronautiche e marittime internazionali messe insieme. Arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità, proteggere gli oceani sono i tre pilastri dell'accordo. Anche se si nota e stride l'assenza di alcuni colossi come Lvmh, il passo è notevole, viste le dimensioni e l'importanza della coalizione (molte avevano già firmato nel 2018 la Fashion Industry Charter for Climate Action), che resta aperta a chiunque voglia aderire in seguito. «Le sfide globali che stiamo affrontando sono complesse - ha detto Pinault - Non conoscono confini. Solo le coalizioni possono superarle, riunendo governi, imprese e società civili». Ci sono le tedesche Adidas e Puma, la danese Bestseller, le inglesi Burberry, Stella McCartney e i rivenditori di lusso come MatchesFashion.com e Selfridges; le italiane Ermenegildo Zegna, Giorgio Armani, Moncler, Prada e Salvatore Ferragamo; le americane Capri Holdings, Nordstrom, Gap, Pvh, Everybody&Everyone, Nike, Ralph Lauren e Tapestry. E ovviamente i 'padroni di casà, Kering con le altre francesi Carrefour, Chanel, Fashion3, Galeries Lafayette, Hermes, La Redoute. Ma hanno aderito anche gruppi di paesi esterni al G7 come la Svezia (H&M) o la Spagna (Inditex) e non si sono tirati indietro i colossi cinesi Fung Group e Ruyi. «Il valore delle collaborazioni e dell'energia generata da esperienze diverse con obiettivi comuni, è qualcosa in cui credo molto, da sempre. E non solo in ambito creativo», spiega Remo Ruffini, l'ad di Moncler già da anni impegnato per uno sviluppo responsabile e sostenibile. Anche per Prada l'adesione è «la naturale prosecuzione» di un impegno. «Soddisfare i bisogni del presente - dice Ferruccio Ferragamo - senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri è una grande sfida che ci deve vedere tutti coinvolti». «L'attuale possibilità di condividere tali obiettivi con altre grandi aziende del settore costituisce una concreta speranza di poter ottenere un positivo risultato in un compito che nessuno da solo potrebbe assolvere», sottolinea Carlo Mazzi, presidente di Prada.
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