Iris, la guida atterrata in mongolfiera: «Io, olandese globetrotter a Napoli per amore»

Iris, la guida atterrata in mongolfiera: «Io, olandese globetrotter a Napoli per amore»
di Maria Pirro
Lunedì 30 Novembre 2020, 10:00
4 Minuti di Lettura

Seduta su una panchina, la guida olandese osserva una città caotica che ha odiato al primo impatto. E, diciassette anni dopo, la ammira nelle sue botteghe che occupano gli angoli e le piazze: alla Pignasecca agita il velo ricamato delle vestaglie, si avventura tra le cassette della frutta sistemate davanti e dietro i paletti delle auto. Nei ristoranti che propongono piatti succulenti per meno di 10 euro, più abbondanti dei desideri, senza lockdown avrebbe chiuso il pasto con caffè e ammazzacaffè, per poi scivolare verso il mare dai Quartieri Spagnoli. Di corsa, allungando lo sguardo. «Ma è quasi uno sputo, questo moto che mi spinge di nuovo in via Toledo», dice Iris de Brouwer, conservando tutto il fascino biondo della ragazza straniera.

Ha 44 anni, un filo di trucco.

Ricorda di aver cambiato itinerario dopo tanto tempo, deviando il percorso dalla via principale sentita come luogo sicuro: perimetro inviolabile fino a quando ha deciso di dare una forma diversa innanzitutto a se stessa, seguendo le ragioni del cuore e dell'incertezza.

Diciassette anni fa, Peppe, il fidanzato che dopo un'altra delusione l'ha travolta portandola in mongolfiera al secondo appuntamento («Una lezione su come si cade, più volte, per atterrare con dolcezza»), il napoletano di Scampia nel 2002 sbarcato ad Amsterdam, le confida la nostalgia di casa, e lei accetta di partire con un biglietto di sola andata («Questa volta in aereo»), lasciando il lavoro di insegnante alle materne e alle elementari.

«All'inizio studio l'italiano, vado in giro con le compagne di corso per conoscere il capoluogo partenopeo e la sua provincia», racconta de Brouwer.

«Poi mi assumono in scuole internazionali e bilingue, divento mamma ma resto ferma su una sottile linea di insoddisfazione che trasmetto anche ai miei bambini, Vincent ed Esmaee». Il maggiore, che ha il nome del nonno tradotto alla Van Gogh, tra i banchi non si adatta. «Perché, da olandese, io sono abituata a giudicare». E qui, da madre, cambia. Iris mette in discussione il contratto sicuro, accetta di scrivere una guida, «Time to momo», per la casa editrice Mo'Media, del suo Paese, che affida il compito a chi risiede da due lustri nella località prescelta. «Oggi ho un blog collegato a quell'esperienza, in più gestisco il sito www.localinnaples.com e gli account sui social che danno visibilità ai tour, oltre a varie informazioni sull'area metropolitana di Napoli e le sue eccellenze. E, come accompagnatrice turistica, non posso definirmi una guida, mostro questa città nei suoi spazi di vita quotidiana, tra persone e storie. Quale migliore testimonianza della cultura e della tradizione napoletana».

Iris aggiunge: «Il mio obiettivo è approfondire l'alto e il basso, spiegare le dinamiche che si sviluppano sotto i nostri occhi e che potrebbero facilmente prestarsi a una interpretazione superficiale, tutta frenesia e folclore». Difatti, l'itinerario più richiesto è la passeggiata con visita in mattinata a Napoli sotterranea, centro storico e Quartieri spagnoli e, nel pomeriggio, con lo sprint del marito che l'aiuta, ma è anche impegnato con una sua società nel settore, la Marketing Italia, prosegue in bici per il Plebiscito, il lungomare, la Posillipo da cartolina. «E collaboro con associazioni impegnate nel sociale, del rione Sanità e nelle Vele», aggiunge lei. «Con la onlus Gelsomina Verde intitolata alla ragazza vittima innocente in una faida tra i clan, e guidata da Ciro Corona, portiamo la gente a vedere come si combatte la camorra giorno per giorno, sostenendo iniziative educative (e così riemerge la mia indole di insegnante) e voglia di riscatto. Senza la spettacolarizzazione di Gomorra». Significa condividere un impegno: «La speranza è che i viaggiatori possano dirsi arricchiti, come lo sono io, da quando ho deciso di aprirmi e di accettare la città in pieno. Così com'è». Una pausa. «Per me, è emozione: Napoli mi dà frustrazione, calore, amore. Mi trasmette passione, ingiustizia, paura e felicità... E io soffro, rido, piango. E mi piace, perché questa è la vita», conclude Iris. Con la zona rossa in Campania, i suoi viaggi sono virtuali, adattati alle prescrizioni anti-Covid, e ugualmente richiesti soprattutto da olandesi e belgi. Tra i nuovi, da comporre, la guida bionda, non più straniera, insegue il gatto Nola disegnato dall'amica Leny Boerstra. Ed è già lontana dalla panchina. Fuori da schemi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA