Ultrasuoni e robot
più forti del cancro

Ultrasuoni e robot più forti del cancro
Mercoledì 27 Luglio 2022, 09:58
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Dal territorio all’ospedale, il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli ha fatto del concetto di «rete» la chiave di volta per il trattamento delle neoplasie della prostata. «Grazie ai Gruppi oncologici multidisciplinari (Gom), ogni caso viene discusso da diversi specialisti e instradato verso la migliore soluzione possibile», spiega Giovanni Di Lauro, direttore dell’Urologia. 

La collaborazione con i medici di medicina generale e gli specialisti ambulatoriali consente di fare diagnosi precoci. Inoltre, grazie alla risonanza magnetica multiparametrica, si arriva a una migliore definizione del grado di aggressività. «Ormai riusciamo ad accompagnare il paziente lungo tutto il percorso di cura, qualunque sia la terapia (medica o chirurgica) da seguire», chiarisce lo specialista. E la terapia si adatta alle caratteristiche della neoplasia e a quelle del paziente, in termini di età, condizioni di salute e stili di vita. È a questo punto che diventa determinante l’organizzazione di professionalità e tecnologie di cui il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli è dotato. «Nelle forme di basso e medio grado - spiega Di Lauro - se il Psa è inferiore a 10 si può programmare una sorveglianza attiva. Quindi il paziente viene monitorato nel tempo per valutare l’evoluzione della neoplasia, grazie a risonanze e biopsie. E, se è il caso, intervenire». 

Ma il vero cambio di paradigma è quello che si orienta verso la terapia focale, che consente di preservare l’organo (in questo caso la ghiandola) ed eliminare il focolaio neoplastico, e verso la chirurgia robotica con due sistemi Da Vinci e sale operatorie dedicate. Il Santa Maria delle Grazie lo può fare perché ha una nuovissima tecnologia che si chiama “Focal One”, che attraverso gli ultrasuoni e un sistema robotizzato adatta il trattamento alla zona target. Con un’immagine ecografica in tempo reale il chirurgo ha un controllo assoluto e può ottimizzare l’area da trattare in modo dinamico e continuo per tutta la durata della procedura. «I trattamenti - prosegue Di Lauro - durano circa 20 minuti. In questo modo abbiamo un beneficio per il paziente, ma anche in termini di minor impegno delle sale operatorie». In soli 5 mesi di attività sono più di 20 i pazienti trattati con questa tecnologia. «I pazienti eleggibili con il “Focal One” guariscono senza dover ricorrere alla chirurgia. Ritengo che in futuro questo trattamento sarà adoperato anche in forme più avanzate di tumore per le quali non ci sono altre possibilità di intervento, ma serviranno del mondo tempo e studi clinici che possano darci questa indicazione». 

Oltre alla terapia focale, il Santa Maria delle Grazie mette in campo la tecnologia fusion per le biopsie, quindi una fusione tra risonanza ed ecografia, e la precisione di ben due piattaforme robotiche Da Vinci con altrettante sale operatorie dedicate alla chirurgia robotica. «I robot vengono usati anche da altre branche della medicina, ma l’urologia è probabilmente quella che ne beneficia di più. Con la seconda piattaforma, a 20 giorni dalla diagnosi, se necessario, siamo pronti a operare». Il tutto sempre nell’ottica di portare alla chirurgia solo quei pazienti che possono beneficiarne, consapevoli di avere tante altre soluzioni da offrire. E quando l’unica opzione è quella dell’intervento il percorso è sempre di mini-invasività, per incidere il meno possibile sulla vita del paziente e consentirgli di tornare presto alla propria quotidianità. Di Lauro adopera in questi casi una tecnica chiamata “Bocciardi” per risparmiare gran parte dei fasci nervosi e quindi preservare il più possibile l’erezione e la continenza.

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