Hotel Pagoda, il turista
coccolato e non sfruttato

Hotel Pagoda, il turista coccolato e non sfruttato
di Ciro Cenatiempo
Venerdì 6 Maggio 2022, 08:00
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Le attitudini vanno coltivate e le competenze devono essere aggiornate senza sosta: è il mix di parole chiave, il mantra che ripete chi è a capo di un'azienda ricettiva, ma anche la caratteristica di chi vi lavora come dipendente o aspira a farlo. E c'è di più. Essere multitasking, saper risolvere i problemi e gestire la complessità con passione e dedizione, utilizzando le tecnologie per stare sapientemente al passo con i tempi «senza robotizzarsi»: ecco cosa rende speciale il curriculum di un professionista e di chiunque intende vivere da protagonista il proprio tempo impegnandosi nell'industria dell'ospitalità a tutti i livelli. E poi? Occorre personalizzare il rapporto con il cliente che va fidelizzato, o conquistato prestando attenzione alla mutevolezza dei flussi di viaggiatori; nel segno dell'offerta di un comfort semplice, di un'esperienza genuina all'interno di un disegno coerente, strategico. Si parte dalla mission e dal «marchio di fabbrica», si passa dai sorrisi ricevuti al check-in e dal cameriere; fino a incarnare i sistemi di promozione sui social grazie agli «influencer» orientati ai target di pubblico. Senza dimenticare la location. Grazie a questo condensato di prospettive, suggestioni, curiosità alimentate dagli studenti dell'Ips «Telese» di Ischia, il confronto con Gianna e Marina Mazzarella, socie di Tourist Italia, rispettivamente amministratore delegato e responsabile del personale dell'hotel Pagoda, si è trasformato in una tappa di riflessioni a tutto tondo sul turismo. Quello che ha la lettera iniziale maiuscola e fa bene allo sviluppo locale.

C'era da aspettarselo, dagli alunni dell'Alberghiero diretto da Mario Sironi che frequentano le classi di accoglienza turistica e grafico commerciale, coordinati da Rosario Mastrocola, docente di tecnica della comunicazione: hanno ravvivato l'incontro con le due brillanti imprenditrici, affiancate da Valentina Scozio, giovanissima capo del ricevimento. Lei è un esempio di meritocrazia, ha cominciato come stagista e diventerà vice direttore di un albergo, posizionato «sulle rocce a dieci scalini dal mare ischitano», che è in rapida trasformazione: passerà da 70 a 55 camere, da tre a quattro stelle, e avrà in dote un pacchetto di servizi all'avanguardia, «stilosi e friendly», a partire dal già mitico concierge digitale, l'app chiamata «Luigi» che è stata brevettata. «Ischia ha bisogno di risorse umane che conoscono la propria terra in un contesto, quello campano, che non teme confronti», ha sottolineato Gianna Mazzarella, rivolgendosi ai ragazzi. A cominciare da quella di Vincenzo Surio sulla «identità distintiva dell'hotel», le domande sono state molto aderenti all'attualità. Gennaro Ranaldi ha aperto il tema del «nuovo logo», mentre Elia Elmetto si è soffermato su «i colori scelti per il restyling», seguito da Pietro Manco, interessato ai «segreti della comunicazione». Raffaele Sollazzo ha chiesto un approfondimento sul rapporto con gli enti locali «in un'ottica di marketing», mentre Marco Romano ha indirizzato la discussione sul «fascino dell'innovazione». A Giovanna Pesce il «discorso sull'incoming dei giovani» è apparso decisivo, al pari della sollecitazione di Noemi Simone sulla «scelta delle figure professionali», che ha consolidato il feeling con l'aula, al punto di spingere Gianna Mazzarella a indire una gara «tra chi saprà fornire suggerimenti utili in un periodo di work in progress».

Intanto cambia un po' pelle, l'hotel Pagoda, ed è un processo da studiare. «Sarà un cambiamento gentile da percepire attraverso le performance di servizio. Ci sarà più qualità, ma il relax sarà quello di sempre: la nostra clientela chiede di non snaturarci. Riposizionando gli elementi della hall in un contesto di ricevimento classico e con un concept di libertà; spostando il bancone del bar nel ristorante, implementando il back-office e spingendo su una narrazione attinente alla storia dei luoghi valorizzati dai Borbone nell'Ottocento, crediamo di coniugare al meglio il sentimento vincente di un rinnovamento della tradizione nel solco della continuità», ha concluso Gianna Mazzarella. 

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