Torna la saga nata dalla penna di Suzanne Collins. «Hunger Games: la ballata dell'usignolo e del serpente», prequel della prima trilogia, appena arrivato nei cinema italiani. Non c'è Jennifer Lawrence perché la storia è ambientata 64 anni prima degli eventi originali. Il cast vede protagonisti quindi Rachel Zegler, Tom Blyth, Viola Davis, Peter Dinklage, Jason Schwartzman e Fionnula Flanagan diretti ancora una volta da Francis Lawrence, che è stato alla regia di tutti i film precedenti fuorché il primo, del 2012. Anche Nina Jacobson è una veterana. Ha prodotto tutti i titoli della saga e racconta come è nato il progetto di questo prequel che ha i contorni del musical: «Era il 2020, nel pieno della pandemia, ricevetti una chiamata da Suzanne Collins che mi avvertiva di avere qualcosa da farmi leggere e che si trattava del mondo di Hunger games. Mi disse solo che si trattava di una storia che si sarebbe collocata temporalmente molti anni prima degli altri libri e film. C'è un personaggio chiave che è un riflesso dei libri e dei film precedenti, e c'è molta musica, mi avvertì, prima di buttare giù. Naturalmente la cosa mi intrigò».
Quel personaggio chiave è il terribile Coriolanus Snow, autocratico presidente della Capitale e di Panem, ora interpretato dal giovane Tom Blyth.
«Non ho deciso in anticipo di cambiare il tono del film», spiega Lawrence, «è venuto da sé, descrivendo un periodo di tempo precedente, meno futuristico e fantastico. È ancora un film della saga Hunger games, ma la narrazione, i toni e la costruzione di quel mondo è più realistico». La somiglianza fra Blyth e Sutherland è quasi inquietante: «Gli stessi occhi azzurri, gli stessi tratti decisi», sottolinea la produttrice. Rachel Zegler interpreta Lucy Gray Baird: «Avevamo bisogno di una brava attrice che sapesse anche cantare». Anche perché la musica è l'altra protagonista di questa storia. «Quando Collins mi disse che stava lavorando al prequel non volle dirmi la trama, ma mi anticipò che la musica avrebbe giocato un ruolo importante», conclude il regista, «e la cosa naturalmente mi intrigò molto, anche se non sapevo che Suzanne è una grande appassionata di musica country, che è anche una cantautrice e che per questo racconto avrebbe scritto anche i testi per alcune canzoni. Abbiamo lavorato con il produttore di Nashville David Cobb, ne sono venute fuori una serie di ballate che ricordano quelle arrivate in America con gli emigranti inglesi scozzesi e irlandesi». «La musica è sempre importante in un film», rilancia Nina Jacobson, «ma in questo caso è proprio strumentale alla storia che raccontiamo».