Venezia, Almodóvar apre la Mostra del rilancio

Venezia, Almodóvar apre la Mostra del rilancio
di Titta Fiore
Mercoledì 1 Settembre 2021, 08:04
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da Venezia

Con il presidente Mattarella e il ministro della Cultura Franceschini in platea, si apre stasera un'edizione della Mostra del cinema che si annuncia, almeno sulla carta, monumentale per ricchezza di titoli, varietà di programma, qualità degli autori e degli ospiti, per non parlare delle star, tornate in forze a Venezia dopo le restrizioni del 2020 imposte dalla pandemia. Non che quest'anno si sia tutti liberi e belli, anzi, controlli, distanziamento, green pass e tamponi rapidi detteranno comunque la linea della doverosa prudenza, ma la parola d'ordine, archiviata la resilienza della passata edizione, oggi è e non può non essere rilancio. «Dopo i mesi difficili del lockdown c'è stata un'esplosione di creatività», dice a ragione il direttore della Mostra Alberto Barbera, «gli autori del mondo hanno reagito al blocco forzato della filiera con una rinnovata vitalità, regalandoci film sorprendenti». Ecco, quindi, registi affermati e talenti emergenti da 59 Paesi a comporre un mosaico variegato che mette insieme emozioni private e cronache da fronti in fiamme, storie autobiografiche e riflessioni sociali e politiche sugli stravolgimenti che stanno cambiando il volto delle comunità internazionali.

L'Italia schiera uno squadrone agguerrito con in testa Paolo Sorrentino e Mario Martone: il primo torna in gara alla Mostra, a vent'anni dal felice esordio con «L'uomo in più», con il suo film più personale e intimo, «È stata la mano di Dio», ambientato nella Napoli della sua giovinezza, tra gioiose aspettative e la ferita di un lutto improvviso («senza trucchi, questa è la mia storia e probabilmente anche la vostra»); il secondo, che è un habitué della vetrina veneziana, porta al Lido «Qui rido io», affresco d'epoca su Eduardo Scarpetta, sultano di una famigliona allargata di straordinari teatranti e protagonista del primo processo sul diritto d'autore ingaggiato con il Vate D'Annunzio per la parodia della «Figlia di Iorio». Assieme a loro, completano il quintetto nazionale Gabriele Mainetti con «Freaks Out», i fratelli D'Innocenzo con «America Latina» e un outsider di lusso come Michelangelo Frammartino con «Il buco».
Apre il concorso, stasera, Pedro Almodóvar reduce dal successo di «Dolor y gloria»: questa volta il maestro madrileno del melò e la sua attrice feticcio Penelope Cruz incrociano in «Madres paralelas» i destini di due donne in attesa di un bambino, con esiti del tutto inattesi.

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Incontenibile l'emozione del regista: «Nasco come regista proprio a Venezia nel 1983, nella sezione Mezzogiorno, Mezzanotte. Trentotto anni dopo vengo chiamato a inaugurare la Mostra, non riesco ad esprimere la gioia, l'onore e quanto questo rappresenti per me senza cadere nell'autocompiacimento. Sono molto grato al festival per il riconoscimento e spero di esserne all'altezza».
Non sarà facile, nel ricchissimo cartellone, tracciare un unico percorso, alla ricerca di conferme e di scoperte.

Ma si sa, il gioco dei grandi festival è proprio questo. Dell'importante e significativa partecipazione del cinema napoletano in concorso e fuori s'è detto: con Sorrentino e Martone saranno al Lido nelle varie sezioni «Il bambino nascosto» di Roberto Andò, «Ariaferma» di Leonardo Di Costanzo, «Il silenzio grande» di Alessandro Gassmann, il documentario «Californie» di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, i corti «Coriandoli» di Maddalena Stornaiuolo e «Il turno» di Chiara Marotta e Loris Giuseppe Nese, per non parlare delle straordinarie prove d'attore di Toni Servillo e Silvio Orlando, tre volte protagoniati.

È attesissimo «Dune» di Denis Villeneuve, il film con Timothée Chalamet, il divo più amato dal pubblico giovane, e Zandaya: un kolossal tratto dal best seller di Frank Herbert che vuole aggiornare i linguaggi della narrazione cinematografica di sci-fi. Promette molto, fin dallo strepitoso manifesto, «Spencer» di Pablo Larrain con l'ex vampira Kristen Stewart nei panni di Lady D, la principessa del popolo colta nel fatale weekend con la Royal Family a Sandringham, quando decise di divorziare da Carlo d'Inghilterra. E poi «The Power of the Dog» di Jane Campion alle prese con un dramma western, ambientato nel Montana degli anni Venti, con Kristen Dunst e Benedict Cumberbatch. E «Official Competition», commedia amara sull'ego degli attori e sul circo mediatico con la strepitosa coppia Penelope Cruz-Antonio Banderas; «The last duel» di Ridley Scott con l'inedito scontro tra Adam Driver e Matt Damon, amici nemici in una vicenda tratta da una storia vera; il remake di «Scene da un matrimonio», il capolavoro di Bergman riletto in chiave seriale dal regista israeliano di «In Treatment» Hagai Levi; il sontuoso omaggio a Ennio Morricone firmato da Peppuccio Tornatore e «Becoming Led Zeppelin», il primo film autorizzato dalla band in cinquant'anni. E, ancora, l'atteso ritorno di Paul Schrader con «Il collezionista di carte», prodotto da Scorsese. E la masterclass del Leone d'oro alla carriera Roberto Benigni, tutta una sorpresa. Nel giorno dell'apertura, tra tante novità, ci sarà spazio, infine, anche per la dolcezza del ricordo, con il corto di Antonello Sarno dedicato a Pietro Coccia, il fotografo che amava il cinema e lo riprendeva ovunque fosse.
 

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