Venezia
Il Leone d'oro di Venezia va all'unico documentario del concorso, l'americano «All the Beauty and the Bloodshed» di Laura Poitras, un Leone militante sulla fotografa Nan Goldin e la sua lotta contro la famiglia Sackler, proprietaria di una società farmaceutica ritenuta responsabile di un'epidemia da oppioidi negli Stati Uniti. Dopo Paolo Sorrentino, per il secondo anno un regista italiano, Luca Guadagnino, vince il Leone d'argento per la regia con il raffinato e romantico «Bones and All», storia d'amore horror tra due ragazzi cannibali ai margini della società interpretati dalla superstar Timothée Chalamet e dalla talentuosa Taylor Russell, che porta a casa il Premio Mastroianni per la miglior attrice emergente. Jafar Panahi, dato per favorito nei pronostici fino a poche ore prima del verdetto (pare sovvertito nel corso di un'ultima e sofferta riunione), deve accontentarsi del Premio Speciale della Giuria: ma è per il regista iraniano di «No Bears», incarcerato dal regime di Teheran, l'unica standing ovation della Mostra del cinema.
Un doppio riconoscimento incorona la rivelazione del festival, «Saint Omer», potente opera prima della cineasta di origini senegalesi Alice Diop che si aggiudica il Gran Premio della Giuria e il Leone del Futuro dedicato a Luigi De Laurentiis e completato da due assegni da cinquantamila euro ciascuno per regista e produttore.
Prevedibili le Coppe Volpi a due attori dal talento smisurato: Cate Blanchett nei panni della direttrice d'orchestra lesbica e predatrice sessuale di «Tàr» e Colin Farrell, protagonista di una storia d'amicizia surreale nella commedia irlandese di Martin McDonagh, «Gli spiriti dell'isola», premiato anche per la sceneggiatura. «Riempirò la Coppa con tanto vino rosso» ha scherzato la diva australiana mentre Farell, già tornato sul set, si è collegato via Zoom da Los Angeles: «Non mi aspettavo di vincere». Per la terza volta consecutiva il Leone è donna: Laura Poitras, già premio Oscar per «Citizenfour», si aggiunge nell'albo d'oro della Mostra a Chloé Zhao di «Nomadland» e Audrey Diwan di «Lévenement». «È vero, qualcosa sta cambiando nel cinema, oggi abbiamo le nostre opportunità», commenta la presidente di giuria Julianne Moore. In una competizione piena di film ambiziosi, di storie sontuose, è stato scelto per il massimo riconoscimento un documentario di impegno civile: «Ho conosciuto tante persone coraggiose nella mia vita, ma nessuna come Nan Goldin» ha spiegato commossa la regista: «Questo riconoscimento è per gli autori e i giornalisti che lottano per la verità».
Nella sezione Orizzonti due premi sono andati a «Vera», il documentario sull'attrice Vera Gemma che piangendo ha dedicato la vittoria al padre Giuliano e al figlio Maximus. Guadagnino ha ringraziato, tra gli altri, il direttore Barbera che lo invitò al Lido vent'anni fa con il film d'esordio, «I protagonisti»: «Grazie perché proteggi gli autori». La conduttrice Rocio Munoz Morales ha voluto in platea mamma, papà, le due figlie Alma e Luna e il compagno Raoul Bova: «Sei il grande amore della mia vita».