Annalisa (Scarrone) e il nuovo album: «Mi nascondevo, ora non ho pià paura»

«Ho messo da parte qualcosa per il festival di Sanremo, ora vediamo...»

Annalisa (Scarrone)
Annalisa (Scarrone)
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Mercoledì 27 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 28 Settembre, 07:13
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A lungo non l'abbiamo presa sul serio Annalisa (Scarrone) considerandola una delle tante scognomate che cercavano un posto al sole «nell'intronata routine del cantar leggero» (solita sentenza dettata da Pasquale Panella per il miglior Lucio Battisti possibile). Distratti dalle gambe spesso in bella vista, dalla provenienza da «Amici», da un repertorio che poco aveva a che fare con gli studi jazz e la laurea in Fisica. Ma chi la dura la vince, anche sui pregiudizi critici, meglio fare mea culpa o, meglio ancora, dare ad Annalisa quello che ora è di Annalisa, perché non è un caso che a farle fare il salto che conta siano state canzoni come «Mon amour» e «Bellissima», lontane dalla produzione precedente di Nali, come la chiamano i fan. Fresca sposa (di Francesco Muglia, vicepresidente del settore marketing di Costa Crociere), la trentottenne chanteuse savonese dopo dodici anni di carriera è un numero uno della canzone italiana, prima donna ad essere rimasta in classifica per un anno intero, e un sex symbol innegabile. «E poi siamo finiti nel vortice», il suo nuovo album in uscita venerdì, dovrebbe confermare il suo momento d'oro, come gli 11.000 biglietti venduti in un attimo per il suo primo Forum di Assago (4 novembre).

Hit parade, sold out, nozze... Un vortice inevitabile?
«In qualche modo sì, ma lo aspettavo da tempo. È stato un anno pieno di belle cose, in cui finalmente ho raccolto quanto avevo seminato, dopo Amici non è stata semplice come potevo pensare.

Ci speravo tanto, ma non credevo di poter raccogliere così tanto. Ho iniziato a costruire dopo un disco come “Nuda”: lì avevo eliminato le robe inutili, i filtri, così sono ripartita libera di zavorre».

Veniamo al nuovo album, fedele al sound dei tuoi ultimi successi, alla nuova Annalisa, più protagonista.
«L'idea di fondo era di unire cose che mi sono care, la melodia italiana, con un omaggio alle nostre grandi interpreti, e un mondo musicale più elettronico, con un occhio agli anni Ottanta.

Proviamo a giocare, canzone per canzone, con le colleghe e maestre a cui ti rifai e rendi omaggio.
«Beh, in “Bellissima” c'è la provocazione di Loredana Bertè, ma anche Nada, che sento spesso vicina. Nel nuovo singolo, “Ragazza sola”, ci sono la regina Mina, la signora Vanoni, magari anche la ragazza triste Patty Pravo. In “Euforia” di nuovo Nada, penso all'uso dei cori. “Mon amour” è il mio pezzo alla Carrà».

Non fare ingelosire Tiziano Ferro. A dir la verità pensavo fosse il tuo momento alla «Pensiero stupendo». «Ho visto lei che bacia lui/ che bacia lei/ che bacia me»: ma un triangolo così l'hai mai provato?
«No, magari ci sono finita in mezzo sentimentalmente, in un triangolo così, ma no... è pura immaginazione. Ma anche rivendicazione alla trasgressione: ognuno ha diritto di amare chi vuole, come vuole. Perciò pensavo a Raffaella: Com'è bello far l'amore da Trieste in giù/ l'importante è farlo sempre con chi hai voglia tu».

Dalle minigonne di sempre al nuovo look di «Mon amour».
«Abbiamo studiato alla ricerca di qualcosa di nuovo, dal caschetto nero al trucco: alle ripartenze servono spinte importanti. Sono felice della mia fisicità - e, a proposito, non sono incinta - ma non punto sull'apparire, quanto sull'essere».

Il mio mea culpa l'ho fatto. Il tuo?
«Mi nascondevo, avevo paura di fare la figa, credevo di dover piacere a tutti, mettevo da parte l'ambizione in nome dell'educazione».

Sei anche autrice dei pezzi, e tra i tuoi compagni di scrittura ci sono Paolo Antonacci e Davide Simonetta. I titoli non sono originalissimi: Sei bellissima la cantava Loredana Bertè, Mon amour Gigi D'Alessio. E anche Bollicine mi ricorda qualcuno.
«Ma quello è un omaggio a Vasco Rossi, siamo nei miei anni Ottanta. E poi mi piace giocare con i rimandi, le citazioni, pensa a “La crisi a Saint Tropez”, all'immaginario anni 60».

Qui sconfini nel territorio di Peppino Di Capri. Ma la domanda che più conta: vai a Sanremo? Punti a vincerlo?
«Ci penso all'Ariston, certo, ma...».

Non mi dire: «ma serve la canzone giusta»?
«Certo, ora più che mai, altrimenti che vortice è? Comunque, ho messo da parte qualcosa, ora vediamo». 

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