Gigi D'Alessio e il nuovo album: «Io e la lingua napoletana finalmente sdoganati»

Gigi D'Alessio e il nuovo album: «Io e la lingua napoletana finalmente sdoganati»
di Federico Vacalebre
Martedì 15 Ottobre 2019, 08:23 - Ultimo agg. 12:29
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Il Gigi D'Alessio che non ti aspetti, o almeno quello che non si aspettano i suoi hater: è quello che propone «Noi due», suo nuovo album, in cui torna al napoletano, duetta con la «signora dei cantautori» Fiorella Mannoia, azzarda una svolta trap e hip hop, si regala una versione orchestrale di un suo successo.

Che cosa succede, Gigi? Come mai tanti cambiamenti?
«La mia matrice è quella di sempre, melodica, solo che ho avuto voglia di guardarmi attorno, di cambiare suono, di non fotocopiare me stesso».

Da qui a giocare tra trap, rap, reggae e autotune con Emis Killa, Gué Pequeno e Luche' ci passa il mare.
«Loro sono entrati nel mio mondo, io non ho provato a scimmiottare il loro, sarei apparso patetico».

Con Giusy Ferreri hai scelto una strada più romantica, ma sempre giovanilista.
«Meglio essere giovanilista che vecchista, ma non voglio togliermi gli anni né inseguire i teenager, quanto accettare i tempi che cambiano. Se metti a confronto un pezzo di oggi e uno uscito anche solo un anno fa ti accorgi che il sound è cambiato enormemente: io ne sono consapevole ed accetto la sfida, ma restando fedele a me, alle melodie che mi vengono da Napoli».

A proposito: con Fiorella Mannoia canti «L'ammore», che «primma te mette a luna miezz''e mmane e poi te leva a luce dint''o core». E «Puortame cu''tte» mescola dialetto ed elettronica.
«Oggi la nostra lingua, ma forse anche la nostra città e persino io, siamo di moda. Non so quando è successo, né come, ma so che un tempo i discografici avevano paura che io scrivessi in napoletano: al mio primo Sanremo, nel 2000, quello di Non dirgli mai, mi costrinsero a cambiare testo, ma, visto che ero in diretta, poi tirai fuori quel si stasera t'avisse vasa' che avevo scritto originariamente. Ora i discografici vengono da me e mi dicono: Ma perché non scrivi di più in napoletano?. Non so se è merito di Pino Daniele, di Nino D'Angelo, mio, di Liberato, di Gomorra, ma ora il napoletano e Napoli sono di moda».

 
Ed è caduto, dicevi, anche il pregiudizio su Gigi D'Alessio, il cantante venuto dai matrimoni?
«Credo di sì, continuo a non piacere a tutti, com'è normale, ma qualcosa è successo, è caduto un altro muro, vabbè diciamo un muretto che per 27 anni mi ha reso invisibile per qualcuno: nel senso che non voleva vedermi, capirmi, ascoltarmi. Sembra che, improvvisamente, io non sia più da evitare... Mi dicono: Ah, ma sai suonare il pianoforte, come se non lo avessi studiato anni al conservatorio. Mi dicono: Ma lo sai che sei simpatico, quasi dando per scontato che dovessi essere antipatico. Mi dicono: Ma perché non fai tv?, come non avessi fatto già diversi show miei in prima serata prima di fare il giudice a The voice of Italy. Qualcosa è cambiato, non so perché, non so quando, lo ripeto, ma sono contento».

A proposito di tv: dal 29 novembre ti aspettano le tre serate di «Vent'anni che siamo italiani» con Vanessa Incontrada su Raiuno. Perché quel titolo?
«Io con Non dirgli mai, che festeggia quasi vent'anni e che qui ho voluto inserire in versione con la London Symphony Orchestra e un arrangiamento del fido Adriano Pennino, ho iniziato ad essere preso in considerazione dai media nazionali. Vanessa è nata a Barcellona, abbiamo scoperto che avevamo tutti e due una italianità acquisita da festeggiare».

Storie di «Figli di un re minore», per dirla con il nome dello spettacolo con Nino D'Angelo che, dopo il debutto all'Arena Flegrea, siete pronti a riprendere?
«Sì, Nino ha subito prima di me certo razzismo culturale ed è stato sdoganato prima di me. Se oggi mi permetto di cantare in napoletano con Fiorella Mannoia, cosa che dà più credibilità anche a me e alla canzone, forse è anche perché lui ha aperto la strada».

Dopo il litigio e i tre show partenopei è riscoppiato l'amore tra voi due?
«Abbiamo davvero troppe esperienze in comune per non sentirci contigui e, dopo la stupida guerra degli ego veraci, ci siamo goduti il piacere di far festa sentendoci a casa. Il tour è richiesto ovunque, il 26 dicembre torniamo a Napoli, Palapartenope, poi il 20 gennaio saremo a Milano e il 24 a Roma».
Nessuna voglia di andare a Sanremo, da solo o in coppia con Nino?
«No, davvero no».

Perché cantare «La Milano da bere»?
«Perché nella vita di tutti i giorni in quella città vedo cose che non vedo nella mia Napoli, ma nemmeno a Roma. E con Emis Killa era divertente raccontare la metropoli più metropoli d'Italia con due punti di vista così diversi come i nostri, eppure compatibili».
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