Raiz, bordate su Liberato: «Non ha inventato nulla di nuovo»

Raiz, bordate su Liberato: «Non ha inventato nulla di nuovo»
di Antonella Forni
Venerdì 17 Aprile 2020, 09:30
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La polemica esplode quando l'intervistatore gli chiede un parere su Liberato: «Liberato? Che devo dire?». Un attimo di riflessione, poi: «Non voglio fare lo snob nel parlare male di Liberato, ma mi scoccia anche fare quello che è superiore a certe cose e deve parlare bene di lui. Liberato, ma tu chi si'? E te lo chiedo nel doppio senso napoletano: facci sapere chi sei, certo, ma anche, ma chi ti credi di essere?».

Raiz dice la sua sul fenomeno del rapper - se così si può ancora chiamare - senza volto in diretta a «DecamerOn Air», contenitore web puglese nato dall'incontro tra la band dei Camera con Vista e Pierluca Cetera, artista e docente d'arte nei licei. L'intervista con Gennaro Della Volpe, così all'anagrafe la storica voce degli Almamegretta, fila liscia, in collegamento, anche video c'è anche Giuseppe De Trizio, leader dei Radicanto, con cui il cantante newpolitano ha inciso un album e collaborato più volte. La domanda sull'uomo misterioso di «9 maggio» scatena la polemica, sia pur sempre nello stile di Rino, pensoso: «Liberato, ma tu chi si'? Mostrati in faccia: pensi di essere figo perché non ti mostri in faccia? Bravo. E poi: musicalmente, ma tu chi si'? Metti insieme delle cose che abbbiamo fatto noi, Almamegretta, rimasticate e molto banalizzate. In un momento di quarantena questo sfogo mi esce spontaneo. Magari a bocce ferme avrei cianciato del grande fenomeno mediatico, è stata una cosa costruita... Guaglio' ma vi rendete conto? Ma li avete sentiti i suoi pezzi? Ma cosa sono questi pezzi?».
 

Il giudizio sull'icona urban è spietato e viene da un artista a cui il suono urban, soprattutto made in Naples, deve moltissimo: «Io conosco un cantante con cui ho avuto l'onore di scrivere, Franco Ricciardi. Liberato fa riferimento, per finta, a una certa contaminazione con la cultura neomelodica, che è una scena banalizzata, è il pop napoletano che ormai ha una storia pluridecennale. Liberato se ne appropria per far sapere che è del popolo, che sta dalla parte del popolo? Lo ripeto, ho avuto l'onore di scrivere e lavorare con Franco che per me è un grande rocker, dirompente, sia nella fisicità che nella voce... Quando ha iniziato a prendere atto di chi era realmente ha cambiato produzione, arrivando a risultati importanti... Ecco, Ricciardi è una cosa reale, che rappresenta una certa Napoli, ma quando vedo Liberato non mi viene in mente niente, non rappresenta niente».

«Ho provato pure a interrogarmi, sono molto autocritico con me stesso, sulle ragioni di questo mio risentimento», continua e conclude Raiz: «Non sarà che lui ha tutto questo successo, superiore di quello che io sto avendo adesso, di quello che ho mai avuto e questa cosa ti fa rosicare? Sarà, ma non sempre rosicare è improduttivo».

In passato Raiz era stato meno tranchant: «Trovo molte cose degli Almamegretta dentro il progetto Liberato», aveva dichiarato, ad esempio, a «Rolling Stone»: «Se ascolti 9 maggio capisci che c'è dietro la stessa idea, che però lui condisce con altri ingredienti. Utilizza in modo forzato il popolare napoletano... Il pop neomelodico è un genere molto particolare, è come il raï in Algeria e il dj style in Giamaica. Occorre essere specializzati, non bastano gli ingredienti. Liberato non è specializzato. È evidente che lui arriva da un altro tipo di realtà. Anche il dialetto che lui parla è un napoletano di seconda mano. Ha una pronuncia da quartiere della media borghesia». 
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