Marianne, Suzanne e le altre: storia di Cohen amato dalle donne

Leonard Cohen con Joni Mitchell
Leonard Cohen con Joni Mitchell
di Federico Vacalebre
Sabato 12 Novembre 2016, 14:28 - Ultimo agg. 14:36
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«La mia reputazione di dongiovanni è stata uno scherzo che mi ha fatto ridere amaramente sulle diecimila notti che ho passato da solo», diceva Leonard Cohen prendendo in giro il mito da «ladies' man», edificato relazione dopo relazione, amante dopo amante, lunga storia dopo una botta e via.

Pochi, però, in fondo, i grandi amori. Il primo probabilmente fu Marianne Ihlen, modella norvegese, incontrata a Oslo nel 60 e musa di «So long, Marianne», ma non solo. Per un decennio circa vissero insieme, bellissimi e disinibiti, coccolati dall'isola greca di Hydra come il simbolo di quegli anni in cui ancora si poteva tutto. Poi lui la salutò in canzone: «Arrivederci, Marianne, per noi è tempo di ricominciare... Il tuo corpo è a casa in ogni mare, ma com'è che hai dato tue notizie a ognuno quando dicevi ch'erano segreti riservati solo a me?». Nello scorso luglio, sapendola morente di leucemia, le aveva scritto rivolgendosi a un «amore infinito»: «Credo che ti seguirò presto. Ti sono così vicino che, se allungassi una mano alle tue spalle, potresti toccare la mia, sappilo. ... Ci vediamo in fondo alla strada», scrisse alla donna che aveva voluto isul retro del suo secondo lp.
 


Nel 70 arrivò l'incontro con Suzanne Elrod, madre di Adam (che a 44 anni ha avuto dal padre l'incarico di produrre il suo disco d'addio «You want it darker»), e Lorca (nome ispirato al poeta spagnolo, lesbica, che ha fatto da madre surrogata per la figlia di Rufus Wainwright). Leonard non la sposò per paura, lei visse la relazione come «una ragnatela. Molto complicata». Non era lei, però, la «Suzanne» che viveva vicino al porto, nutriva i suoi stalloni a té e arance arrivate dalla Cina e si faceva toccava il corpo perfetto con la mente. Quella era Suzanne Verdal, ballerina che sembra non abbia mai giaciuto con il Nostro, anche se spiegava come «il suo sguardo fosse il più intimo dei contatti possibili, visceralissimo».

Negli Ottanta la storia che contò fu uella con Dominique Issermann, fotografa che diresse i videoclip di «Dance me to the end of love» e «First we take Manhattan». Tra alti e bassi i due restarono vicini a lungo, nel 2010 la francese era ancora fotografa ufficiale del tour. Nei Novanta fu il turno di Rebecca De Mornay, attrice e modella più giovane di Cohen di ben 25 anni. I due pensarono al matrimonio, la bionda coprodusse un disco capolavoro come «The future», ma poi, nel 93, Leonard decise di ritirarsi in un tempio buddhista fuori Los Angeles. Forte era anche la differenza di età con Anjani Thomas, assunta come corista del 1985 e poi al suo fianco nella vita privata come nei dischi («I'm your man», «The future» e «Dear heather», per non dire di «Blue alert», album della chanteuse di Honolulu con testi di Leonard).

Icona culturale e sessuale, il canadese errante non raccolse solo successi: Nico gli preferì Iggy Pop. Judy Collins, che gli diede la fama lanciando «Suzanne», non volle dormire con lui. Janis Joplin disse che non era il suo tipo, ma che avrebbe fatto un'eccezione per non vederlo triste, come racconta «Chelsea hotel n.2». La connazionale Joni Mitchell lo amò per un anno, ma lo licenziò bollandolo come «un poeta da boudoir». L'uomo che amava le donne e sapeva cantarle la prendeva con un sorriso mesto: «Se non diventi l'oceano soffrirai sempre il mal di mare». In quei flutti gli era dolce naufragar.