Meg, nuovo album da solista: «Io, Napolide con le radici sul Vesuvio»

Meg, nuovo album da solista: «Io, Napolide con le radici sul Vesuvio»
di Federico Vacalebre
Martedì 4 Ottobre 2022, 11:00
4 Minuti di Lettura

Tornando a casa. «Vesuvia» è il quarto album solista (più un live) di Maria Di Donna, per i più Meg, electrochanteuse più unica che rara in un panorama livellato verso il basso.

Il titolo, l'immagine di copertina, un brano come «Napolide», lasciano pochi dubbi sul senso di questo disco, Maria.
«Sono davvero napolide: quando sto a Napoli sento il richiamo del mondo, quando sto fuori sento il bisogno di tornare».

Partiamo dal titolo: «Vesuvia» ricorda la strega disneyana Amelia, la «fattucchiera che ammalia» che grazie al calore del magma del vulcano preparava le sue pozioni magiche per sconfiggere Paperone.
«Mi piaceva declinare il vulcano al femminile, pensare a un Vesuvio personaggio femminista, e, sì, mi piaceva anche l'idea della strega dei fumetti».

Tremate, tremate, le streghe son tornate.
«Mi sa che sarebbe il caso, era un antico slogan femminista».

È vero. Ma torniamo sul Vesuvio.
«Io sono cresciuta a Torre del Greco, cittadina-cittadona schiacciata tra il vulcano e il mare: non potevo scappare, era quello che vedevo quotidianamente».

Cos'era per te «'a muntagna»?
«Radici, casa, minaccia, simbolo di fertilità come di precarietà.

Non tanto per la paura dell'eruzione, ma per quella seminata dai caoticissimi piani di evacuazione pensati da una classe politica di serie Z. Da ragazza sognavo casa mia distrutta, correvo a salvare le mie sorelle intrappolate dentro...».

«Vesuvia» come un esorcismo?
«Come un'eruzione di note, un pentagramma di lava. Un invito a prendere il meglio di un vulcano, la sua parte più feconda, femminile: quella creatrice».

Restiamo in argomento con «Napolide», visto che ci siamo: quanto c'entra Erri De Luca?
«Non conoscevo quel suo libro, mi ero illusa di aver creato un neologismo straordinario, poi ho googlato e... ».

Dividi il pezzo con Nziria, uno dei più interessanti talenti emergenti newpolitani.
«Lei si definisce hard neomelodic, è partenopea per origini ma non per nascita, visto che viene da Ravenna e conosce poco, quasi niente, Napoli, ma moltissimo il nostro dialetto, la nostra musica, la nostra cultura. Ci siamo contattate via chat e ci siamo riscoperte una ad un passo dall'altro, collaborare ci è venuto spontaneo. Un incontro magico».

Ma non eri una strega?
«Sì, se è per quello c'è anche un pezzo dedicato al mio gatto nero, Ziggy: Principe delle mie tenebre. Ho tutto della strega».

Restiamo in tema di collaborazioni: in «Aquila» trietti con Elisa ed Emma.
«Per un pezzo sulla sorellanza mi servivano le sorelle: l'atmosfera è da streghe benevole che di notte si raccontano l'una all'altra in mezzo ad un bosco, riscaldate da un fuoco. Sono tre donne che dividono un rituale e sanno sorreggersi l'una con l'altra, piangono, ridono, si raccontano. Tre voci così diverse, che danno vita a una nuova voce».

Il suono di «Vesuvia» vive delle collaborazioni con Frenetik, Orang3, Fugazza, Suorcristona, Tommaso Colliva e David Chalmin. Poi, in «She's calling me» spunta fuori una grande pianista classica come Katia Labèque.
«Lei mi aveva voluta nel suo omaggio ai Beatles: con la sorella Marielle è una delle stelle del pianismo classico, eppure sperimenta il jazz, il pop, l'elettronica. Da tempo volevo ritrovarla».

In «Arco & frecce» i coprotagonisti vengono, invece, dall'underground partenopeo.
«Altea, Alice, Specchiopaura e Sano, che poi è il figlio di Maurizio Capone, sono ragazzi intorno ai 20 anni, qualcuno anche più piccolo: Specchiopaura non è potuto venire in sala per non perdere la scuola. Fanno parte dei Thru Collected, un collettivo aperto che predica e soprattutto pratica la fine dei generi, passando dal drum'n'bass al punk. Mi hanno ricordato molto me a 20 anni».

A proposito: i 99 Posse hanno appena festeggiato con un tour i 30 anni di carriera.
«Quando ero con loro c'era un movimento, un circuito, un'onda politico-culturale. Sarebbe ora di risvegliarsi, soprattutto dopo l'ultimo risultato elettorale».

Per ora non si prevedono date a Napoli.
«Arriveranno, devo portare Vesuvia sul Vesuvio». 

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