I Clash e il «Combat rock»: note ribelli prima del grande addio

The Clash
The Clash
di Federico Vacalebre
Lunedì 11 Aprile 2022, 11:00 - Ultimo agg. 20:26
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Questa storia comincia (quasi) esattamente 45 anni fa - l'8 aprile 1977 uscì l'lp d'esordio, trascinato dal singolo «White riot/1977» - e finisce troppo presto, con lo scioglimento nel 1985, anzi prima: «Cut the crap» e la formazione senza Mick Jones sono un apocrifo rinnegato da tutti. «The Clash» diede alla rivolta nichilista del punk la scossa che serviva per esplodere, completando la blasfema trinità formata con Sex Pistols e The Damned. Ma i Crass urlavano che il punk era morto quando Joe Strummer & Co. avevano firmato per l'allora Cbs. E forse avevano ragione, ma nel senso che quei quattro ribelli senza pausa stavano per trovare la loro causa, regalando romanticismo, militanza e radici a un movimento di devastante portata planetaria.

Forse questa storia non finisce troppo presto, perché in cinque anni i Clash hanno rovesciato la storia del rock come un calzino, diventando «the only band that matters», l'unica band che conta.

Hanno cantato il loro «no» a Beatles, Elvis e Rolling Stones nel 1977 e come nessuno hanno allontanato dalle orecchie dei teenager del mondo i dinosauri del rock, ormai cloni imbolsiti di quello che erano stati. Ma poi sono tornati al suono delle origini, contaminandolo, però, con il reggae e il dub innanzitutto, ma non solo. E urlando forte, sino a diventare megafono dell'ultima generazione engagé, prima della grande disillusione. 

Questa storia, allora, inizia dove tutto è finito, al momento giusto, senza reunion stucchevoli: ci sono cascati persino i Velvet Underground, pensate quanti applausi meritano i nostri per non aver incassato le milionate di sterline proposte pur di farsi vedere ancora una volta insieme nel nome della nostalgia canaglia.

L'ultimo album della band - «Cut tra crap» fu escluso dalla discografia ufficiale e non merita ripensamenti, anche se qualcuno ci sta provando - compie 40 anni e torna nei negozi (si fa per dire) il 20 maggio, sei giorni dopo l'anniversario esatto di pubblicazione. Dopo il doppio capolavoro assoluto «London calling» e il triplo capolavoro enciclopedico «Sandinista», «Combat rock» il 14 maggio 1982 saluta i fan con l'album più americano, più mainstream, più venduto grazie a hit come «Should I stay or should I go» e «Rock the Casbah», quasi rockabilly il primo, reggae petrolifero il secondo. Ma l'incipit è affidato a «Know your rights». Zio Joe è in forma: «Questo è un annuncio di pubblica utilità con la chitarra. Conosci i tuoi diritti», urla prima di dare il via alle danze.

E di diritti, alla resistenza ma anche alla felicità, alla leggerezza ma anche alla profondità parla tutto l'album, che pure nasce mentre il successo, e i soldi, hanno minato l'unità dei Fab Four del punk: Strummer non sa come conciliare ricchezza, fama e voglia di cambiare il mondo; Mick Jones vuole farla più facile e rockare e rollare senza troppi problemi; Paul Simonon bada (quasi) solo al suo basso e Topper Headon (quasi) solo alla roba da farsi in vena. Meno sperimentale di «Sandinista», «Combat rock» (ma che bel titolo, ma che bella definizione) non rinuncia alle sperimentazioni con «Straight to hell», lo spoken word apocalittico del guru beat Allen Ginsberg in «Ghetto defendant» e l'incursione rap (con Futura 2000) in «Overpowered by funk», per non dire della narrazione sospesa di «Sean Flynn». 

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Nell'edizione 2022, «Combat rock/The people's hall» è un doppio cd e un triplo vinile, disponibile naturalmente anche in digitale. Ad arricchire il disco ufficiale ci sono le registrazioni alla People's Hall, nella «repubblica occupata di Frestonia», esperimento londinese dalle parti di Latimer road, cui poi seguì un tour nell'Est e nel Sud Est asiatico da dove viene la foto di copertina di Pennie Smith. Da quelle sessioni arriva una versione alternativa di «Know your rights», lo strumentale inedito «He who dares or is tired», brani scartati come «The Fulham connection» (prima noto come «The beautiful people are ugly too») e «Idle in Kangaroo court». Nulla di trascendentale, anzi, non fosse che con il vecchio/nuovo «Combat rock» arriva la testimonianza dell'incontro con Ranking Roger, voce e leader dei Beat, scomparso nel 2019: uscita per ora solo in digitale e dal 20 maggio anche su ep in vinile, la versione reggae di «Rock the Casbah» è solidissima e anche «Red angel dragnet» si giova della cura dub.

La storia finisce qui. Zio Joe se n'è andato il 22 dicembre 2002, ad appena 50 anni. Jones, Simonon e Headon proseguono le loro vite e carriere tra alti e bassi, ma senza reunion. E i Clash restano l'unica band che conta. 

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