Tiziano Ferro e Ranieri pazzi per Pino Daniele al Maradona

In quarantatremila per la popstar a Napoli

Tiziano Ferro in concerto
Tiziano Ferro in concerto
di Giovanni Chianelli
Giovedì 29 Giugno 2023, 07:29 - Ultimo agg. 16:34
4 Minuti di Lettura

Ultima notte di note, per il 2023, allo stadio Diego Armando Maradona, poi tornerà protagonista il calcio con i campioni d'Italia e bisognerà attendere il 2024 (a proposito non ci sono eventi ancora annunciati: un brutto segnale?). Dopo Franco Ricciardi, dopo il doppio evento con i Coldplay, tocca a Tiziano Ferro, che questo concerto lo aveva lanciato nel 2020 e lo ha inseguito e difeso sino a ieri, quando finalmente tra prato e spalti si sono accalcati i suoi fan: quarantatremila i biglietti venduti, magari all'appello ne mancava qualcuno tra quanti hanno comprato per primi i preziosi tagliandi, ormai quattro anni fa.
Tzn entra e cammina lungo il palco, tra l'applauso della folla, pur stremata dall'attesa sotto il sole.

«Accetto miracoli» rompe il ghiaccio, viene dal disco omonimo, del 2019, e solo in questo tour sta conoscendo finalmente un abito live, come poi anche i pezzi dell'ultimo album, «Il mondo è nostro»: «Che figata venire la prima volta in questo stadio, era destino vederci qui, oggi», commenta.

E uno striscione risponde: «Ti abbiamo aspettato come lo scudetto del Napoli».

Il maxi-schermo si fa subito coprotagonista, in «La differenza tra me e te» invita al karaoke rilanciandone i versi, poi arrivano pezzi che qui tutti conoscono a memoria: «Sere nere» e «Hai delle isole negli occhi». «Ti scatterò una foto» celebra in bel ritardo, anche qui causa pandemia, i primi vent'anni di carriera, con video che lo mostrano in Messico, Germania, Repubblica Ceca, Spagna.
«Xdono» infiamma lo stadio ben più del singolo corrente «Destinazione mare», un uragano di applausi accoglie l'omaggio alla Carrà. «E Raffaella è mia» la ballano tutti, ma davvero tutti.

 

Poi, tra «Alla mia età» e l'omaggio a Mia Martini sulle note di «Almeno tu nell'universo», tra la difesa della genitorialità omosessuale reclamata con la delicatezza melodrammatica di «La prima festa del papà», il ritmo di «Stop! dimentica» e i bis che detonano con «Rosso relativo», c'è un altro amico, un altro punto di riferimento, umano e professionale da celebrare. Massimo Ranieri entra in scena come un padrone di casa, per lui dire che questo prato è «erba di casa mia» non è solo un gioco di parole... «quanta emozione, un calcio ad un pallone»... ed è di nuovo festa scudetto, è di nuovo Napoli campione, con cori, magliette e slogan che dicono di D10s, di Kvaradona e di Osimhen.

I due sono belli davvero assieme, non contano le differenze di età o di origine, quanto le voci: di Ferro e di sole, di sale, di Sud, di tufo, stanno davvero bene insieme, sparano al cielo «Perdere l'amore» occhi negli occhi, isole negli occhi. E negli occhi anche l'ombra di un Lazzaro Felice, perché dopo la «Napule è» dei Coldplay spunta «Je so pazzo» («Ora dobbiamo fare una canzone di un mio caro amico») e lo stadio applaude con un groppo in gola. E il coro di sempre e per sempre: «Pino, Pino, Pino»...

Tenera è la notte al Maradona. E Tiziano lo riassume in una frase ringraziando la platea: «Stasera mi avete dato tutto: lo scudetto, l'amore e Massimo Ranieri».

La sua soddisfazione è evidente: una ragazza da un cartello gli chiede di gridare forza Juve, lo stadio esplode con un coro: «Chi non salta è juventino» e salta tutto lo stadio. «Siamo noi, i campioni d'Italia siamo noi» si reclama a gran voce. E indossa la maglia numero 10, quella di Diego, il ringraziamento è a un pubblico campione: «Ho bisogno di dire grazie a Napoli, tutto questo amore non era scontato, mi avete dato fiducia per un appuntamento preso quattro anni fa. A Napoli sono felice di cantare anche in un bar, ma essere qui, in uno dei simboli della città, è commovente».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA