Toto Cutugno, Pippo Baudo: «Era triste, soffriva il fatto di non essere sufficientemente amato»

Il conduttore parla del suo rapporto con il cantautore de "L'italiano", che portò in gara a Sanremo 4 volte: "Desiderava essere apprezzato come autore popolare"

Toto Cutugno, Pippo Baudo: «Era triste, soffriva il fatto di non essere sufficientemente amato»
Toto Cutugno, Pippo Baudo: «Era triste, soffriva il fatto di non essere sufficientemente amato»
di Mattia Marzi
Mercoledì 23 Agosto 2023, 17:48 - Ultimo agg. 26 Agosto, 09:06
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«Non ho mai scartato Toto Cutugno da un mio Festival di Sanremo: non mi sarei mai permesso. Se c’era qualcosa che non condividevo, nelle canzoni che mi presentava, ne parlavamo e facevamo qualche correzione insieme», ricorda Pippo Baudo al telefono, parlando del cantautore de L’italiano, scomparso ieri a 80 anni. Toto Cutugno era uno degli artisti italiani con il maggior numero di partecipazioni in gara al Festival di Sanremo: 15 in tutto, due insieme al gruppo degli Albatros e tredici da solista. In quattro di queste, nel 1984, nel 1987, nel 1995 e nel 2008, a condurre e a ricoprire il ruolo di direttore artistico c’era il Pippo nazionale. Al Festival Toto Cutugno si guadagnò l’etichetta di «eterno secondo», dal momento che sfiorò la vittoria ben sei volte, vincendo la kermesse una sola volta, nel 1980 con Solo noi.

Cosa ha rappresentato Toto Cutugno per la storia della musica italiana?
«Un gigante.

Un grande autore, un grande italiano. Si potrebbe parlare per ore e ore di lui e della sua musica. Di quelle canzoni spesso bistrattate».

Perché?
«Perché gli snob le consideravano, come noto, eccessivamente popolari. Che cavolate. Ma d’altronde l’Italia è così: non si può essere troppo popolari, perché subito si diventa oggetto di invidie e gelosie».

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Toto si era mai confidato con lei?
«Qualche volta. Era molto orgoglioso. Lo vedevo triste e gli chiedevo: “Toto, cos’hai? Cosa ti turba?”. Gli dispiaceva il fatto di non essere sufficientemente riconosciuto e apprezzato come artista popolare. Ci stava malissimo».

L’ultima volta che l’ha sentito?
«Non troppo tempo fa. Sapevo che stava male. Sono profondamente dispiaciuto. Il nostro Paese perde un punto di riferimento, un grande artista le cui canzoni ti entravano in testa alla prima nota e non te le dimenticavi più: avevano una magia straordinaria».

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