Ha combattutto come ha sempre fatto nei suoi 53 anni di vita e, dopo aver sconfitto la malattia per bene due volte, questa volta, si è dovuto arrendere. Sinisa Mihajlovic è morto a causa di quella leucemia che ha scoperto di avere poco più di tre anni fa. Una vita piena, vissuta, dolorosa, di riscatto e di lacrime, di trionfi e di combattimento, ma anche di forte emozioni regalate al suo pubblico, quello calcistico e non solo. Proprio come al Festival di Sanremo decise di esibirsi insieme al suo grande nemico-amico, Zlatan Ibrahimovic.
Dalla testata al palco
Se la vita di Sinisa Mihajlovic vale senza dubbio una pellicola da distribuire nelle sale cinematografiche, anche quella di Ibra non è da meno.
La loro performance
Tra loro i siparietti non sono mai mancati. Abbracci, chiacchiere e risate. Ma anche grandi sipari hanno accompagnato la loro vita. Da San Siro a quello dell'Ariston dove si sono esibiti in un duetto canoro sulle note di «Io vagabondo», titolo per nulla casuale, che fece schizzare l'audience alle stelle, emozionando gli italiano. Perché messi insieme sono stati loro lo spettacolo in quel momento, e non Sanremo.
Amici per sempre
Adesso la malattia li ha divisi. Sinisa Mihajlovic si è arreso alla leucemia e chissà se Zlatan Ibrahimovic dedicherà una lettera al suo amico fraterno, proprio come il serbo dedicò al gigante svedese per i suoi 40 anni quando scrisse: «La prima volta ci siamo presi a testate in campo. Insulti e botte fino a essere espulsi. L’ultima ci siamo ritrovati a cantare insieme, ma sarebbe meglio dire a stonare, sul palco di Sanremo distruggendo il brano “Io vagabondo”. Tra quel 20 aprile 2005 in cui ti venni a cercare nello spogliatoio per menarti senza trovarti, ma pensando ‘questo ragazzo ha le palle’, e il Festival dello scorso anno, sono passati 16 anni e tanta vita». Una vita stroncata dalla malattia, ma che comunque ha emozionato tutti.