Teatro San Carlo di Napoli, fischi per Bieito al debutto del “Maometto II”

Bocciata la regia modernista dello spagnolo, applausi per il cast di specialisti rossiniani

Il Maometto II al San carlo
Il Maometto II al San carlo
Domenica 29 Ottobre 2023, 23:01 - Ultimo agg. 31 Ottobre, 07:15
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Saltata la prima, per lo sciopero nazionale contro il governo che non mette mano al rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche, il «Maometto II» è finalmente andato in scena ieri sera al San Carlo, dopo prove saltate ed abborracciate, anch’esse per i suddetti scioperi. E dopo il reintegro del sovrintendente Lissner, presente ieri sera in sala, mentre in platea, tra gli altri spiccava Mario Martone. 

Opera del Rossini serio, chiusura della stagione 2022-2023, con repliche domani, il 2 e il 5 novembre, la prima ha visto, alla fine, un successo del cast vocale, dell’orchestra di casa, soprattutto del direttore Michele Mariotti che qualcuno avrebbe voluto a Napoli come erede di Valcuha, ma una netta contestazione della regia dello spagnolo Calixto Bieito, per la prima volta al teatro napoletano. Applausi espliciti per il cast di specialisti rossiniani: Dmitry Korchak (Paolo Erisso), Vasilisa Berzhanskaya (Anna), Varduhi Abrahamyan (Calbo), Li Danyang (Condulmiero), Roberto Tagliavini (Maometto II) e Andrea Calce (Selimo).

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Buu, fischi, proteste come non si vedevano da tempo. L’allestimento non è piaciuto, lo spettacolo non ha convinto. L’opera racconta di Maometto II, sultano che assedia la veneziana Negroponte, sull’isola greca di Eubea. Siamo nel 1476, tra cristiani e musulmani nascono odi ed amori, la regia - pur partorita prima dello scoppio del nuovo conflitto israeliano-palestinese - sceglie un contesto atemporale e senza riferimenti geografici precisi «perché la guerra c’è sempre e ci sono sempre orrori, torture e anche storie d’amore e di eroismo», aveva ricordato alla vigilia il direttore d’orchestra. Ma qualcosa non è piaciuto, forse l’operazione modernista, forse il libretto del nobile napoletano Cesare Della Valle è stato letto pensando agli scontri odierni, in chiave di guerra tra civiltà. Forse non hanno convinto il filo spinato, le croci, i sacchetti di immondizia, i pupazzi, i neon-cavalli di Frisia, la scena bianca... la modernità insomma di cui si è vestita una pagina desueta e poco nota, rappresentata a Napoli la prima volta nel 1820, ripresa al San Carlo una sola volta nel 1826. Circa tre ore, un flusso continuo con scene lunghissime, il finale del terzo atto di circa venti minuti. Forse anche la lunghezza ha pesato sul giudizio dei musicofili-tifosi, poco convinti dell’allestimento, eppure gli applausi tributati al resto della compagine, dal cast vocale al maestro Mariotti sembra puntare tutte le critiche verso Bieito. 

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