Luca Zingaretti è Il Re dietro le sbarre: «Un cattivo che mi fa simpatia»

Luca Zingaretti ritorna protagonista nella seconda stagione della serie di Sky

Zingaretti “Il Re 2” (su Sky e in streaming su Now da venerdì 12 aprile)
Zingaretti “Il Re 2” (su Sky e in streaming su Now da venerdì 12 aprile)
di Titta Fiore
Mercoledì 10 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 11 Aprile, 07:28
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Luca Zingaretti torna nei panni del direttore del carcere di frontiera San Michele nella seconda stagione della serie «Il Re». Ma questa volta è lui, il monarca assoluto che aveva governato con pugno di ferro e metodi discutibili quel cupo universo concentrazionario, a essere finito dietro le sbarre. Almeno fino a quando un uomo dei servizi segreti farà cadere le accuse e lo reintegrerà nel ruolo, in cambio di una missione dai contorni oscuri che deve essere portata a termine costi quel che costi. Otto nuovi episodi dal 12 aprile in esclusiva su Sky e in streaming su Now, produce Sky Studios con Lorenzo Mieli per The Apartment e con Wildside (entrambe del gruppo Fremantle) in collaborazione con Zocotico (dello stesso Zingaretti). Dice l’attore: «Il mio personaggio, Bruno Testori, è un servitore dello Stato che a un certo punto si perde, la sua missione diventa un’ossessione, ma non lo definirei un cattivo, ha senso etico e non agisce mai per un interesse personale. Non mi sento di giudicarlo, anzi non posso non provare un sentimento di empatia per quest’uomo che, pensando di mantenere l’ordine, finisce in un meccanismo più grande e forte di lui. Quello che gli accade è molto umano».

La seconda stagione comincia là dove era finita la prima: «Con il tonfo sordo e doloroso del protagonista, finito in una cella buia senza i suoi fedelissimi pretoriani e con varie bande di reclusi che non vedono l’ora di fargli la pelle. Poi, dopo essere stato disarcionato, arriva un signore che all’improvviso lo rimette in sella e allora qualche domanda comincia a farsela». Accanto a Zingaretti ritroviamo Isabella Ragonese nei panni della comandante delle guardie penitenziarie («una sorta di Amleto piena di dubbi, ammira Testori ma ha anche paura di diventare come lui»); Anna Bonaiuto è il magistrato che indaga sul direttore, Barbora Bobulova l’ex moglie, Thomas Trabacchi il magistrato finito in carcere con un’accusa di omicidio («sembra una vittima, ma forse non lo è»), Caterina Shula il suo avvocato e Stefano Dionisi un detenuto che diventerà ben presto amico di Testori. 

Che cosa ha scoperto Zingaretti della realtà carceraria? «Parlando con gli ex detenuti ho scoperto che lì dentro nascono anche amicizie per la vita e tanti gesti di solidarietà.

Non volevamo fare un film di denuncia, ma utilizzare il format del “prison drama” per esasperare alcune dinamiche dell’essere umano costretto in un luogo chiuso e claustrofobico. Detto questo, so che la situazione delle carceri in Italia è drammatica e sanzionata più volte dalla comunità europea, abbiamo strutture fatiscenti dove è impossibile mettere in atto dinamiche di rieducazione e reinserimento sociale, dove aumentano i suicidi tra i detenuti ma anche tra le guardie carcerarie. Una condizione allarmante che deve farci riflettere». Calarsi nei panni di un personaggio oscuro e senza limiti com’è il protagonista della serie è anche un modo per allontanare il ricordo di Montalbano? «Nessuna strategia, sono sempre stato un attore e un uomo molto incosciente, m’interrogo raramente sulle conseguenze delle mie scelte, l’unica cosa che m’interessa è raccontare bene una bella storia. Certo, Bruno Testori non mi corrisponde, ma provo simpatia umana per lui, mi colpisce la sua ostinazione a portare a termine la missione che gli è stata affidata, senza pensare a trarne un vantaggio personale». Il Re del carcere San Michele viene travolto da un vortice, il male è così contagioso? «In genere si dice che il male è seducente, ma io non ne sono mai stato sedotto. Però è anche vero che la natura umana tende al peggio». 

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Diretta da Giuseppe Gagliardi, la seconda stagione de «Il Re» è stata girata in parte nell’ex carcere Le Nuove di Torino, oggi museo, ed è scritta dai veterani Peppe Fiore, Alessandro Fabbri e Federico Gnesini che spiegano di essere partiti da «un primo finale sfidante» per misurarsi con i temi forti della violenza e della perdita della sicurezza, «dentro e fuori di sé». La serie parte da ascolti importanti ed è stata già venduta in settanta paesi. Ci sarà una terza stagione? Zingaretti: «Per ora non se n’è ancora parlato, ma ci starebbe, credo che il personaggio del Re abbia ancora tanto da dire». 

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