Il Parco Verde di Caivano su Raitre: le anteprime del Prix Italia a Capri

Parco Verde a Caivano
Parco Verde a Caivano
di Luciano Giannini
Mercoledì 26 Settembre 2018, 11:38 - Ultimo agg. 12:40
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«L’istituto professionale Morano di Parco Verde sorge lungo un vialone che separa la più grande piazza di spaccio dopo Scampia, crogiuolo di prostituzione, traffico di armi, abusi sui minori, dall’unico avamposto di legalità della zona. Quella scuola è un’oasi dove ragazzi già contaminati dall’infanzia possono emanciparsi; quel viale, insomma, divide il male dalla speranza del bene. Ecco perché proprio là, in quella periferia, ho portato le telecamere», spiega Domenico Innacone, autore dei «Dieci comandamenti», un tipo di documentario che nel silenzio, nelle pause, nell’elogio della lentezza e, quindi dell’umanità, racconta per Raitre brandelli di vita del pianeta Italia. Ieri, assieme al direttore di rete Stefano Coletta, Iannacone ha presentato la puntata sull’istituto Morano, in onda il 18 novembre in prima serata, alla prima giornata del Prix Italia Rai, in corso a Capri fino a sabato. «La nuova serie», spiega il giornalista, «avrà come riferimento i diritti costituzionali. Tra i tanti, ho voluto cominciare con quello all’istruzione, che è da tutelare a tutti i costi. È in gioco il nostro futuro».

C’è un altro motivo che lo ha sospinto verso Caivano. È la preside, Eugenia Carfaro: «L’ho conosciuta per un altro mio programma e, come spesso mi accade, sono curioso di sapere come vanno a finire certe storie. Eugenia mi aveva colpito. Lei, che scende in strada a raccogliere i ragazzi per condurli in aula, e dice che si sente sola, abbandonata, eppure continua a lottare; lei che dà fastidio perché mette in discussione la realtà maledetta in cui opera, è davvero una eroina, coraggiosa e sconosciuta come sono i veri eroi».

Iannacone mostra statistiche da brivido: «La Campania è al penultimo posto nella graduatoria dell’abbandono scolastico, con il 29,2 per cento. Dopo c’è soltanto la Sardegna che, però, è assai meno popolata. In Italia, nel 2018, su 600 mila ragazzi, 130 mila non termineranno la scuola dell’obbligo». Ancora: «Lo Stato spende 7000 euro all’anno per ogni studente. Con una dispersione scolastica superiore al 20 per cento, lo spreco è quantificabile in circa 55 miliardi di euro negli ultimi 23 anni. Sono dati sufficienti per mettere la scuola al primo posto tra i diritti da trattare».

Torniamo alla preside. Iannacone: «Eugenia salva molti ragazzi, ma altrettanti ne perde. Questo è il suo rammarico. Avrebbe voluto che la scuola fosse verticale, per seguire i suoi allievi dall’asilo al diploma. Non gliel’hanno permesso. Mi ha raccontato di un’alunna, 14 anni, che ha smesso di andare a scuola perché incinta. È andata a trovarla quando ha partorito: in quel letto - mi ha detto - non c’era un bambino, ma due. L’altro era la madre».

Perché quel titolo, «I dieci comandamenti»? «Nasce dal bisogno di indagini approfondite. I comandamenti diventano inchieste su pezzi di società e, dunque, fotografie di quella che è la verità più nascosta degli uomini, la morale. A me interessa come la società riesce a viverla. Perciò, ci occuperemo di scuola, ma anche di periferie, di diritto alla casa, di ambiente e di lavoro usato come arma di ricatto - è il caso del polo petrolchimico di Augusta - fino a immergerci nelle celle del carcere di Volterra. Ogni puntata ha una densità tale da costringere il pubblico a riflettere su chi siamo e dove stiamo andando».

Il linguaggio di Iannacone aggiunge quel che immagini e parole non dicono: «Ho recuperato lo stile dei grandi documentaristi, Pasolini, Comencini, Gregoretti, Zavoli. Per loro lo spazio naturale tra domanda e risposta accresce la possibilità di pensare. I tagli improvvisi bloccano le emozioni. Sono per una tv che dà respiro, non per quella urlata e frenetica. Il suo rifiuto mi ha portato ai “Dieci comandamenti”. Il successo mi spinge a insistere. Siamo già alla settima edizione». Intanto, il giornalista prepara un nuovo programma per Raitre, «Che ci faccio qui?», in onda ad aprile: «Saranno 25 puntate, dal lunedì e venerdì, inserite tra “Blob” e “Un posto al sole”, con incursioni tragiche, comiche, paradossali che racconteranno altri pezzi d’Italia. Avrò uno studio, stavolta. Sarà una caverna di Platone dove riprodurre, anche in un luogo chiuso, il mio stile, il mio elogio della lentezza. Nel segno dell’uomo, non della tv».
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