Quando la scuola diventa trincea: Carfora si racconta a «Che ci faccio qui»

Quando la scuola diventa trincea: Carfora si racconta a «Che ci faccio qui»
di Donatella Trotta
Giovedì 6 Giugno 2019, 16:53 - Ultimo agg. 19:16
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Correva l’anno 2003 quando un regista e documentarista dalla forte sensibilità sociale, Leonardo Di Costanzo, testimoniava con un film-verità di grande impatto emotivo, «A scuola», la sfibrante lotta quotidiana che docenti in trincea, con la propria coraggiosa dirigente scolastica, combattevano nell’istituto “Nino Cortese” del Rione Pazzigno, periferia orientale di Napoli, per strappare ragazzi e ragazze dalle grinfie della dispersione scolastica, della strada e soprattutto della criminalità, sempre in agguato nei vuoti lasciati incustoditi dalla cultura della legalità. Un anno intero di riprese in quelle aule del quartiere San Giovanni a Teduccio/Barra, quattro mesi di montaggio e il documentario lanciò, così, il suo grido silenzioso di denuncia sull’emergenza educativa che quasi vent’anni dopo non sembra arretrare. Anzi. E tuttavia, proprio in certe zone “alla frontiera” - dove quotidianamente si sperimentano strategie e comportamenti per radicare valori come la convivenza civile, il rispetto per i beni pubblici (e comuni), l’impegno per la conoscenza come riscatto e tanto altro – (r)esistono storie che vale la pena di raccontare, conoscere e divulgare per la loro stra/ordinaria esemplarità, che capovolge luoghi comuni e pigrizie intellettuali con le loro derive di indifferenza, inerzia, incuria.

A intercettarle e raccontarle, con modalità narrative inconsuete per il mainstream comunicativo della televisione, è il giornalista Domenico Iannacone, non a caso insignito dall’Ucsi del Premio «Napoli, Città di Pace» 2017, con la motivazione: «Per l’impatto sociale, antropologico ed emotivo dei suoi documentari, inchieste e reportage che hanno innovato il lessico televisivo della narrazione della realtà con uno sguardo empatico sugli invisibili e i più fragili, costruendo un’originale  grammatica del racconto inclusivo in presa diretta». E dopo il suo irrituale racconto dei Dieci Comandamenti, Iannacone torna, assieme a Luca Cambi, con «Che ci faccio qui», la nuova trasmissione di Rai3 in onda dal lunedì al venerdì alle 20.20, prodotta da Hangar Tv di Gregorio Paolini che tra reportage e interviste realizzate per la prima volta in studio riesce a dare voce a vite altrimenti invisibili, irradiandone il senso profondo dal piccolo schermo all’opinione pubblica altrimenti succube di armi mediatiche di distrazione di massa.  

Non è allora un caso che sia dedicata proprio ad una “preside in trincea”, Eugenia Carfora, la puntata di domani (venerdì 7 giugno, ore 20.20 su Rai3) che racconta come questa coraggiosa e tenace dirigente scolastica dell’Istituto Superiore Tecnico Professionale “Morano” di Caivano, nel famigerato Parco Verde - terra di “orchi” contro i bambini e piazza di spaccio sospesa tra degrado e camorra - abbia saputo declinare la parola formazione in trasformazione del territorio, attraverso una ostinata opera di educazione e recupero di ragazzi e ragazze altrimenti (dis)persi. «Io se perdo un minuto ho perso un ragazzo, perché in quel minuto viene qualcun altro che con uno sguardo è capace di portarselo via», confida a Iannacone Carfora, minuta e determinata, che ha saputo rivoluzionare una scuola altrimenti disastrata rendendola un sito di eccellenza: dall’edilizia all’accoglienza forma(t)tiva, dal decoro interno e delle aree verdi di pertinenza della scuola fino alle condizioni di sicurezza di tutti. Anche per questo la preside Carfora ha vinto il Premio Speciale GreenCare 2019, la cui quarta edizione si svolgerà lunedì 10 giugno alle 17.30 nella Sala Salvatore D’Amato dell’Unione degli Industriali di Napoli, in piazza dei Martiri 58. Un riconoscimento meritato a chi ha saputo ridonare centralità alla scuola come preziosa agenzia educativa e presidio di democrazia, soprattutto nelle zone  più problematiche. Per capirlo in anteprima, si può ascoltare l’intervista con Iannacone: ulteriore esempio di infoetica, che scava nella realtà per scovare “fiori” con il loro profumo anche laddove, apparentemente, sembra esserci solo letame.
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