Giorgetti innamorato di Napoli:
rinnova il contratto con la Canottieri

Alex Giorgetti insieme a Van Gogh
Alex Giorgetti insieme a Van Gogh
di Diego Scarpitti
Domenica 30 Luglio 2017, 18:56
3 Minuti di Lettura
Fattore N: da New York a Napoli. Distanze azzerate. Dal giallo dei girasoli di Van Gogh al Metropolitan Museum al giallorosso della Canottieri il passo è davvero breve per l’italo-ungherese Alex Giorgetti. Questione di colori e non solo. Si muovono le acque del mercato al Molosiglio. Non un acquisto ma una riconferma inaspettata e apprezzatissima. Sognava di ritornare in patria l’attaccante-credente, legato da fede autentica a Medjugorje, «di fare i Mondiali con l’Ungheria e di accasarsi in un club magiaro». Cambio di direzione e prospettiva. Rotta verso il golfo di Partenope. A vele spiegate e con il morale alle stelle. «A volte nella vita non accade sempre come deciso nei nostri piani» spiega il goleador, calottina numero 5, che accetta di buon grado di vivere un altro anno all’ombra del Vesuvio e riabbracciare i suoi compagni di squadra, con i quali è approdato in Champions League e conquistato il terzo posto nella Final Six a fine maggio. Vittoria dedicata al piccolo Tommasino, indossando le magliette sul piano vasca in favore della Fondazione Bacciotti Onlus, dedita allo studio, la cura, l’assistenza e l’informazione sui tumori cerebrali infantili.

Accordo raggiunto con il presidente Achille Ventura e parola data e mantenuta con il coach Paolo Zizza. Patti rispettati e nuova intesa siglata. Entente cordiale. «A Napoli mi sono sentito e mi sento apprezzato come in una famiglia. Seppur laziale per chi non lo sapesse, vestirò la calottina giallorossa con piacere». Scherza il pallanuotista ex Settebello, classe 1987, oro iridato a Shanghai 2011 e argento alle Olimpiadi di Londra 2012, senza tralasciare gli otto scudetti stravinti con il Recco e le sette Coppe Italia sempre alzate al cielo con la corazzata ligure.

Verde, bianco, rosso. Il tricolore è lo stesso, variano soltanto le bande. Inevitabile qualche considerazione  sulla diciassettesima edizione dei campionati mondiali all’Isola Margherita. Padroni di casa al secondo posto, dietro la Croazia, soltanto sesti gli azzurri. «Avrei voluta giocarla. Chissà che partita sarebbe stata contro il mio passato e i miei ex compagni di squadra. Sicuramente dal sapore unico e speciale». Giorgetti allude alla super sfida tra l’Italia di Sandro Campagna, suo precedente commissario tecnico, e l’Ungheria di Tommy Marcz (suo prossimo allenatore?), terminata in perfetta parità (9-9). La Federazione Internazionale del Nuoto (FINA) gli ha però negato il nullaosta, per poter indossare la cuffia della selezione ungherese e bocciata la sua richiesta. Quando «la cittadinanza sportiva conta più dell’anagrafe. Non si ha più traccia del buonsenso». Non intende rinunciare lo sportivo con madre e passaporto ungheresi (papà italiano), nato a Budapest. «La mia battaglia di giocare con l’Ungheria non è finita, anzi inizia proprio ora: cercherò di ottenere quanto mi spetta di diritto, discutendone nelle sedi opportune. Faccio quello che reputo giusto».

Si gode nel mentre la vacanza negli Stati Uniti e ricarica le batterie con un occhio più alla Statua della Libertà e a Times Square che alla waterpolo. «Sicuramente non mi dò per vinto. Spero mi accompagni in questo cammino la fede in Gesù». Impossibile pianificare il futuro. Uniche certezze Napoli e la Canottieri. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA