Apuzzo, Di Ruocco e Sabbatino d'oro:
«Campioni con la cazzimma napoletana»

Gli azzurri campioni del mondo
Gli azzurri campioni del mondo
di Diego Scarpitti
Lunedì 7 Agosto 2017, 12:10
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«Campioni del mondo» avrebbe sicuramente detto in telecronaca Nando Martellini. «La prua è italiana» gridato a squarciagola Giampiero Galeazzi. Uno, due e tre. Il capovoga e i centro barca straordinari azzurri dell’Italremo under 18. Sulle orme di Marco Di Costanzo, Giuseppe Vicino e Matteo Castaldo. Sul gradino più alto del podio, più veloci degli svizzeri e dei tedeschi. Supersonici e imprendibili. Oltre la precisione elvetica e la potenza teutonica. Prestazione di rara bellezza e sorprendente intensità. Pellegrini in versione canottaggio. Sono schizzati davanti a tutti sul campo di regata del Lago Galve, in Lituania. Gli stabiesi Leonardo Apuzzo, Aniello Di Ruocco e Aniello Sabbatino (insieme a Federico Dini e Riccardo Zoppini al timone) si sono laureati per la prima volta campioni del mondo juniores nel quattro con a Trakai. Sventola il tricolore, festeggia il Circolo Nautico Stabia, sodalizio dal quale provengono i vincitori, fucina di grandi campioni, trampolino di lancio dei fratelli Giuseppe e Carmine Abbagnale (con l’immancabile “Peppiniello” Di Capua), medaglie d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles (1984) e Seul (1988), e Giovanni Abagnale (con una b), bronzo olimpico a Rio 2016.

«Siamo riusciti a compiere una grande impresa. Tre volte contenti: equipaggio composto da tre stabiesi, nonché tre amici. Dopo aver dominato e conquistato il campionato italiano, abbiamo guadagnato il pesante e desiderato titolo iridato. Quest’obiettivo raggiunto deve essere per noi non un arrivo ma un punto di partenza, per cercare di fare sempre meglio» dichiara soddisfatto Apuzzo, che dedica il trionfo alla madre Francesca.

«La sera prima della finale è stata più stressante della gara stessa. Riunione fiume con il nostro allenatore, per studiare la tattica più efficace, alla fine rivelatasi giusta. Vigilia insonne: ho dormito poco. Abbiamo lottato per i colori del CNS e mostrato la sana ‘cazzimma’ napoletana. Performance grintosa. Ho fatto tesoro degli insegnamenti ricevuti al circolo: vietato dire non ce la faccio, consapevole che si vince solo usando testa e cuore. Convinto di aver profuso il massimo delle energie», racconta Di Ruocco. Non a caso in cima. «Ci sono voluti quattro anni, per centrare il bersaglio. I sacrifici sono stati tanti, compiuti anche dai miei genitori. Mio padre e mio fratello svegli alle cinque e venti del mattino, pronti ad accompagnarmi agli allenamenti. Mia mamma che non si è mai stancata di lavare le montagne di vestiti sudati. I miei allenatori, che pur arrabbiandosi molte volte per i miei errori, si sono sempre fatti amare come una seconda famiglia. Il mio migliore amico ha sempre creduto in me». Nato a Vico, abita a Pimonte. Autostoppista suo malgrado. «Un grazie a quanti, anche senza conoscermi, mi hanno dato nel loro piccolo un grande aiuto». Riconoscente a chi ha condiviso il suo percorso stradale e sportivo insomma.

Impeccabile nel governare l’imbarcazione il terzo valido elemento della compagnia. «Quando sono arrivato alla fine, non mi sono nemmeno reso conto di aver vinto, non ci credevo, sapevo che eravamo forti, però non pensavo avremmo potuto vincere!» spiega Sabbatino in tutta sincerità. Parole d’affetto rivolte ai suoi cari e alla sua ragazza. Elogio e riconoscenza in favore dei tecnici Gioacchino Cascone e Dino Calabrese. Special thanks per Enrico D’Aniello, timoniere senior, «il migliore che abbiamo in Italia, che ci ha aiutato molto durante il raduno, facendo delle uscite in barca con noi», preposto alla preparazione dei canottieri. «È stata la migliore esperienza fatta fino ad ora, soprattutto poiché ci siamo divertiti, nonostante la fatica. Avevamo un unico scopo: vincere!».

Occhio a quei tre. L’Italia e il Circolo Nautico Stabia ricominciano da Apuzzo, Di Ruocco, Sabbatino. Infallibile la regola del tre. 
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