L’Italia delude anche a Belfast. E stecca, finendo agli spareggi e non in Qatar: 0-0 contro l’Irlanda del Nord. Così, superata dalla Svizzera nel gruppo C, dovrà giocare a fine marzo i playoff, come accadde nel novembre del 2017, quando fu costretta alla doppia sfida con la Svezia che ci lasciò fuori dal mondiale 2018 in Russia. Adesso, da campioni d’Europa e con Mancini in panchina al posto di Ventura, gli azzurri saranno chiamati a ripetere lo stesso percorso (con formula diversa: girone a quattro, ma sempre due partite). Ovviamente si augurano con un altro finale per non restare a casa per due edizioni di fila della competizione iridata. Ma, se vuole conquistare la promozione, la Nazionale dovrà tornare quella di Wembley, ritrovando lo spirito di quattro mesi fa. In campo non è più spavalda, aggressiva, divertente e soprattutto efficace. Sul traguardo delle qualificazioni non è riuscita a fare nemmeno un gol contro un’avversaria che è al 58° posto del ranking Fifa, restando a digiuno per la quinta volta nelle 46 partite con l’attuale ct.
COPIONE BOCCIATO
Il film del match è scontato nella strategia e nella trama, anche perché il risultato conta solo per l’Italia chiamata a fare subito la partita. Davanti il muro nordirlandese, nessuna rete in casa in queste quattro partite della qualificazione. C’è la solita gestione azzurra, diventata prevedibile e impotente però dopo il trionfo di Londra. Baraclough piazza le sue sentinelle davanti al portiere Peacock-Farrell. Il sistema di gioco è il 5-3-2. Davanti alla linea difensiva si sistema Davis che fa schermo e quando può far ripartire l’azione. Che è sempre la stessa: i lancioni per Whyte e Magennis, le punte che devono far respirare i compagni. Mancini, con il suo 4-3-3, chiede di avanzare palla a terra. E di alzare il ritmo. Sarà decente solo nel primo tempo. E senza però sorprendere, nonostante la superiorità nel possesso palla (73%), i giganti che stanno in mezzo alla difesa: Flanagan, Jonny Evans e Catchart, aiutati comunque sui lati da Dallas e Lewis. Lì dietro fanno numero. Insigne, da falso nove, viene incontro e lavora più da trequartista. È lento se deve concludere. Chiesa sta a sinistra, lasciando spazio a Barella. Il feeling non c’è. A destra si accentra Berardi che permette a Di Lorenzo di fare l’ala. Tonali, frenato dal giallo preso dopo meno di 10 minuti e quindi eccessivamente timido, palleggia accanto a Jorginho. Dietro restano Bonucci, Acerbi ed Emerson. Osservano, non incidono. L’Irlanda del Nord si abbassa presto sotto la linea della palla. La trappola funziona. Si gioca solo sulla fascia di Di Lorenzo. Sua la prima chance, su apertura di Insigne: destro calibrato e volo di Peacock-Farrell. Chiesa calcia debole e centrale, Insigne si perde sul più bello, sprecando l’occasione migliore.
SUPREMAZIA STERILE
L’Italia, pur coinvolgendo almeno sei giocatori nella fase offensiva, non sarà più pericolosa.