Juve, la rabbia di Sarri con lo staff:
«Dicono non sia scattata la scintilla»

Juve, la rabbia di Sarri con lo staff: «Dicono non sia scattata la scintilla»
di Pino Taormina
Domenica 9 Agosto 2020, 10:52 - Ultimo agg. 10:54
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Qualcuno dei calciatori azzurri che in gran segreto ha continuato a tenere rapporti con lui, in mattinata gli ha scritto per dargli coraggio. Un sms, perché Maurizio Sarri legge solo quelli. Non ha risposto a nessuno. Quando è andato a dormire (si fa per dire, ha trascorso una notte senza chiudere occhio) aveva già l'appuntamento con Andrea Agnelli alle 10,30. I ragazzi del suo staff avevano capito tutto: «Ci mandano via». E così, con la faccia triste, con la morte nel cuore, Sarri subito dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento, ha voluto comunicare alla sua truppa di fedelissimi dal vivo la decisione. «Dicono che non sia scattata la scintilla tra noi e la squadra», si limita a sbottare con una smorfia. È lo «sciogliete le righe». C'è un altro anno di contratto e non è detto che Sarri non faccia come Allegri: se ne stia per dodici mesi in santa pace in attesa di tuffarsi in una nuova avventura. Aveva capito da qualche settimana che il suo destino era legato alla Champions: in qualsiasi momento del cammino in Europa, la sua Juve fosse caduta, lui sarebbe stato mandato via. È successo quando neppure lui se lo aspettava, ovvero contro il Lione di Garcia. Ma era solo questione di tempo; solo il successo della final eight di Lisbona avrebbe costretto a fare marcia indietro quei dirigenti bianconeri che ormai non lo sopportano più. Perché come si può cacciare un allenatore che conquista la coppa dopo 24 anni di rincorse mozzafiato.

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DESTINO
Alla Juventus per la terza volta mandano via un allenatore nonostante la vittoria del campionato: era successo con Conte prima e con Allegri poi. La prova che per Andrea Agnelli la serie A non ha alcun peso. Conta la Champions, per il prestigio e per i conti in bilancio. «La scintilla», ripete Sarri parlando ai suoi. Ianni e company sorridono. Che ne sanno loro? Forse solo Chiellini non ha mai avuto un buon rapporto (con Ronaldo invece sì, nonostante le tante voci che dicono il contrario) e dai like entusiastici di Emre Can e Douglas Costa, pure qualcun altro poco utilizzato. Il punto è che Sarri comincia a interrogarsi: ha vinto al Chelsea ma anche lì non vedevano l'ora che andasse via. Ed è successo dopo appena 12 mesi anche alla Juventus, dove già dopo la sconfitta (ai rigori) con il Napoli in Coppa Italia, si invocava la sua testa. Eccola, i detrattori di Maurizio l'hanno avuta: si è sentito il tonfo quando si è staccata dal corpo ed è caduta già dalla ghigliottina bianconera. Per un po' se ne starà per i fatti suoi. Andrà a casa in Toscana e subito dopo si sposterà nella sua abituale residenza a San Benedetto. La Juventus lo terrà ancora sotto contratto, quindi lo staff del club gli ha frettolosamente ricordato le clausole di riservatezza. Dunque, la sua verità resterà in un cassetto ancora per un po'. Avrebbe dovuto - col sennò di poi - chiedere di più al mercato della Juventus l'estate scorsa: si è ritrovato ad allenare una squadra non sua, costruita pezzo dopo pezzo da un tecnico straordinario come Allegri che aveva come motto: quel che conta è vincere e basta. Cambiare questa testa non era possibile.
 
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