La verità di Criscito: «Spalletti
mi soffiò a De Laurentiis»

La verità di Criscito: «Spalletti mi soffiò a De Laurentiis»
di Pino Taormina
Giovedì 8 Novembre 2018, 11:44
4 Minuti di Lettura
Quando sei nato a Cercola, sei cresciuto a Volla e tuo padre Alfredo per anni non ha fatto altro che parlarti del Napoli, di Maradona, Careca e così via, ovvio che quando giochi contro il Napoli non può che essere una partita speciale. Anche se sei Mimmo Criscito, capitano del Genoa, «emigrante» di lusso del pallone, rientrato dalla Russia dopo sette anni allo Zenit. «A casa mia è una partita che viene vissuta in maniera unica, perché sono napoletano di nascita ma genoano di adozione e tutti sanno quanto è importante per noi vincere la sfida con il Napoli».

Criscito, quanto è stato vicino l'accordo con De Laurentiis?
«Tanto, tantissimo. Saltò tutto davvero per poco. Poi mi chiamò direttamente Spalletti e mi convinse in poco tempo ad andare a San Pietroburgo».

Cosa l'ha impressionata del Napoli che ha pareggiato col Psg?
«Il Napoli non impressiona più, gioca a calcio come in pochi riescono a fare, è una la squadra che continua a crescere nonostante si pensasse avesse già raggiunto il massimo con Sarri».

Che differenza nota rispetto al passato?
«Il fatto che riescano a mantenere la stessa qualità delle prestazioni anche quando cambiano gli uomini. Prima pareva che potessero giocare solo gli stessi».

 

Si aspettava questa metamorfosi del suo amico Insigne?
«Lui ha sempre avuto nella testa il gol, quando ci siamo incontrati a Coverciano mi ha detto che questo nuovo ruolo gli piaceva molto, lo esaltava. Io mi sono meravigliato per come si è adattato così rapidamente nella nuova posizione, ma Lorenzo no. Sapeva che avrebbe fatto bene».

Che cosa le mancava di più dell'Italia?
«Paradossalmente certe pressioni che qui ci sono: perché le critiche ti aiutano a crescere».

Come è la serie A vista da lontano?
«Un bel campionato come dimostrano i risultati europei non solo del Napoli: in Champions e in Europa League stiamo dimostrando che il nostro è un campionato molto maltrattato. Prendete il Psg: in Francia le vince tutte, ma quando gioca in Europa soffre».

Da sette anni la Juve. Voi l'avete fermata. Come si fa?
«Ci vuole fortuna, tanta. Perché oltre a una grande formazione, da Ronaldo a tutti gli altri, hanno anche tanta esperienza. Però non è una missione impossibile».

Lo scorso anno il Napoli stava per riuscirci.
«Io speravo nello scudetto e quando gli azzurri hanno vinto a Torino ho pensato che nessuno poteva più fermarli. Invece... Amen».

Può ritentarci?
«Sì. E credo che anche l'Inter sia in corsa. Perché ha davvero lo spirito di Spalletti».

Non vive a Napoli da quando aveva 14 anni: cosa ha di napoletano?
«Tanto. Sono rimasto molto legato alla mia terra, mi arrabbio quando sento quei cori che arrivano dalle curve negli stadi: sono figli dell'ignoranza. Ma Genova è stata subito casa mia».

Vero che sua madre ci rimase male quando si trasferì nella città della Lanterna.
«Accusò a tal punto la mia partenza che volle un altro figlio maschio, così poco dopo nacque mio fratello Andrea che adesso gioca qui al Genoa, nel settore giovanile. È un bel po' che non lo vedo giocare, ma dicono che sia un bel calciatore».

È rimasto molto colpito dal crollo del ponte Morandi.
«È stato un colpo tremendo, per tutti. Una tragedia assurda. Io per giorni non ho chiuso occhio perché su quel ponte ero passato pochi istanti prima. Un mio amico che sapeva che dovevo transitare per lì mi ha chiamato con la voce tremante per chiedermi dov'ero. È stato tutto assurdo».

Con il Genoa vivete un momento un po' particolare?
«Ma non è così. Sapevamo che avevamo un ciclo di partite complicato: due volte a Milano, la Juventus, tra due giorni il Napoli. Noi siamo sereni. Siamo sicuri che basterà vincere una gara per risollevarci. Battere il Napoli, che è una delle squadre più forti d'Europa, darebbe forza e vitalità a tutti. Siamo fiduciosi».

Ma Juric si gioca davvero la panchina sabato?
«È dal primo giorno che è tornato che non fanno che parlare del tempo che trascorrerà ancora con noi. Ci troviamo bene con lui, siamo sicuri che torneranno presto i tre punti».

Capitano con la Nazionale, con il Portogallo. Una bella emozione?
«Certo. Quello che ho visto negli ultimi tempi è una buona Italia ma l'eliminazione mondiale ha avuto il suo peso».

Tutti sono pazzi per Piatek.
«Mi ha impressionato la sua capacità di vedere la porta e al tempo stesso il grande lavoro che fa per i compagni. Diciamo la verità: in pochi sono arrivati da noi avendo un impatto così dirompente».

Quello tra i tifosi del Genoa e del Napoli è un gemellaggio straordinario: perché è una cosa così eccezionale?
«Non lo so. Ma è un peccato, questa dovrebbe essere la regola. Non è bello avere ansia nel portare i bimbi allo stadio, il calcio non è violenza ma è divertimento, passione. Genoani e napoletani sono lo spot di quello che dovrebbe essere il calcio».
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