Tosatti, la lezione del maestro
resiste ancora dopo 40 anni

Tosatti, la lezione del maestro resiste ancora dopo 40 anni
di Francesco De Luca
Venerdì 10 Dicembre 2021, 17:59
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Venerdì 17 dicembre sarà presentato a Roma il libro «Caro maestro» (Geo Edizioni, pagg. 159, euro 20) dedicato alla grandissima figura di Giorgio Tosatti, scomparso nel 2007. Da direttore del Corriere dello Sport-Stadio, realizzò il primato di copie vendute il 12 luglio 1982, il giorno dopo la vittoria dell'Italia ai Mondiali in Spagna: 1.695.996. Questo libro, coordinato dal figlio Daniele con il supporto di due allievi del Maestro (Mauro De Cesare e Alberto Polverosi), è un omaggio dei ragazzi di Tos, di quei giornalisti cresciuti nel palazzone di Piazza Indipendenza a Roma. Attraverso i loro racconti sulla mitica figura del Direttore - rigorosamente con la “d” maiuscola - si coglie una lezione professionale tuttora viva.

Tosatti, che lasciato il Corriere dello Sport Stadio continuò a scrivere (Il Giornale, Corriere della Sera) e a partecipare a programmi televisivi di successo nazionali e locali (presenza fissa in un talk show napoletano), sarebbe stato il miglior comandante di un giornale anche in questa epoca così lontana dalla sua, in cui non vi erano internet, cellulari, tv impegnate 24 ore sullo sport e nelle redazioni si vedevano i primi computer. Perché lui chiedeva ai suoi ragazzi di andare al di là del raccontino della partita o della banale intervista.

Voleva che scavassero nelle storie e nei personaggi, sollecitando l'attenzione dei lettori. Quello che i direttori ci chiedono oggi perché la rete e le tv raccontano tutto e troppo in fretta. E allora serve l'approfondimento, proprio quanto Tosatti esigeva dalla sua fortissima squadra.

Mi onoro di essere nato in quel mondo, entrando nella redazione napoletana del Corriere dello Sport Stadio quando neanche avevo 13 anni e trasmettevo al telecopier - una macchina simile a una lavatrice - le cartelle dei pezzi dei giornalisti. Strappai giovanissimo un contrattino da collaboratore ed ebbi il primo tesserino, firmato da Giorgio Tosatti (ìl direttore) e Cesare Nazzaro (segretario di redazione). All'assunzione come praticante sarei arrivato dopo, con il direttore che subentrò a Tosatti, Domenico Morace. Ma di Tos ricordo un biglietto che mi scrisse in risposta a una mia lettera quando decise di lasciare il Corriere dello Sport Stadio poco dopo il Mondiale dell'86. Mi disse che alla mia età, neanche vent'anni, dovevo credere in ciò che facevo perché quello era «l'unico mestiere possibile per i curiosi, gli irrequieti, per noi». Aveva ovviamente ragione.

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