«Fai solo le cose di cui sei appassionato, il resto no. Non c'è tempo». Gianluca Vialli parlava così in una delle sue ultime interviste sulla malattia. Nel 2017 la sua vita è cambiata per sempre. Ha scoperto di avere il tumore al pancreas e dopo aver provato a nasconderlo («indossavo un maglione sotto la camicia per non far notare quanto fossi dimagrito», diceva), ha capito di dover sfruttare il tempo che gli restava per lasciare qualcosa. Alle sue figlie e alla moglie in primis, ma anche a chi come lui lotta contro un male come questo.
L'intervista a Netflix di Vialli
Nella miniserie di Alessandro Cattelan su Netflix, intitolata "Una semplice domanda", Vialli si era confidato parlando della malattia.
«La malattia non è esclusivamente sofferenza - aveva spiegato -. Ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in là rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità. Non ti dico che arrivo fino a essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto. Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica “Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto”. Cerco di non perdere tempo, di dire ai miei genitori che gli voglio bene. Mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle stronzate. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato, per il resto non c’è tempo. Siamo qui per cercare di capire il senso della vita e io ti dico: ho paura di morire».
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La paura di morire
«Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire - confessa Vialli -. Mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L’ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho, è una cosa per cui mi sento molto fortunato. La malattia, racconta l'ex calciatore e collaboratore di Roberto Mancini in Nazionale - non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita - e non l’ho detto io ma lo condivido in pieno - è fatta per il 20 per cento da quello che ti succede ma per l’80 per cento dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, essere anche un’opportunità. Non dico al punto di essere grato nei confronti del cancro, eh...».
Il rapporto con le figlie
Il dialogo con Cattelan va avanti: «Spero di vivere il più a lungo possibile, però mi sento molto più fragile di prima e ogni comportamento mi porta a fare questo ragionamento, cioè: "È la cosa giusta che sto mostrando alle mie figlie?”. In questo senso, cerco di essere un esempio positivo, cerco di insegnare loro che la felicità dipende dalla prospettiva attraverso la quale tu guardi la vita. Cerco di spiegare loro che non devi darti delle arie, devi ascoltare di più e parlare di meno, migliorarti ogni giorno, devi ridere spesso e aiutare gli altri. Secondo me, questo è un po’ il segreto della felicità. Soprattutto cerco di fare in modo che abbiano l’opportunità di trovare la loro vocazione».
Addio Gianluca #Vialli https://t.co/ZHKg0eoqyR pic.twitter.com/0Z8PKGTKM2
— Leggo (@leggoit) January 6, 2023
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