L'Avellino di Pazienza, tre pilastri per il bunker

Cionek, Rigione, Benedetti sono la linea Maginot: Ghidotti imbattuto

Tre pilastri per l'Avellino di Pazienza
Tre pilastri per l'Avellino di Pazienza
di Marco Festa
Mercoledì 27 Settembre 2023, 09:45
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Primo, non prenderle. L'Avellino di Pazienza è ripartito da una massima vecchia quanto il calcio e gongola per la sua difesa a tenuta stagna: fondamentale non meno dell'attacco, che si è finalmente sbloccato realizzando cinque gol, per conquistare 7 punti in tre partite nel giro di soli otto giorni. Pareggiando 0-0 contro il Foggia i lupi sono riusciti a smetterla di raccogliere almeno un pallone in fondo al proprio sacco. Uno sgradevole appuntamento fisso che si ripeteva, puntualmente, dal primo febbraio (Potenza-Avellino 2-4), dalla terza giornata di ritorno della scorsa stagione. L'inversione di tendenza è arrivata per effetto della somma di tanti fattori. Uno di questi è senza ombra di dubbio l'esperienza di Rigione, assente per squalifica nei primi due turni di campionato.

Poter contare sull'ex capitano del Cosenza ha permesso di compiere un deciso passo in avanti in termini di affidabilità e sicurezza. Un riferimento solido nel cuore del pacchetto arretrato di cui hanno giovato anche Cionek, Benedetti e Ghidotti.

I protagonisti della costruzione del bunker difensivo.

Un capitolo a parte va aperto proprio sul portiere, bravissimo a cancellare l'errore al debutto contro il Latina a partire dalla successiva sfida in trasferta con la Juve Stabia. Nella partita che è costata l'esonero a Rastelli l'estremo difensore ha dimostrato a suon di interventi da applausi che un errore può capitare a tutti ma che il talento non si dimentica. La preparazione in ritiro con Dei e il lavoro svolto passando tra le mani (per rimanere in tema) di Pagotto stanno pagando. Reattivo tra i pali e in crescita nelle uscite, sul successo contro il Monopoli ha inciso pure un suo tocco sulla punizione di Iaccarino mandata a schiantarsi contro la traversa: a velocità naturale in pochi se ne erano accorti.

Per arrivare a festeggiare l'ormai celebre clean sheet non basta, però, la prestazione positiva di un singoli o di un reparto ma è indispensabile una fase di non possesso a cui partecipi tutta la squadra. Il miglioramento della condizione fisica generale e la mano di Pazienza sono stati, in tal senso, non meno determinanti.
Il ritmo partita acquisito giocando tante partite ravvicinate si è tradotto in campo in una sempre più evidente facilità di corsa che prima mancava sia per l'oggettiva necessità di tempo per rendere omogenea la forma tra chi è arrivato negli ultimi giorni di mercato e chi è stato a disposizione dall'inizio sia per l'ansia da prestazione che è stata spazzata via dai gol di Tito e Sgarbi.

Il 3-5-2 per il quale ha optato l'allenatore di San Severo si è rivelato, di pari passo, la chiave di volta tattica per esaltare i progressi in termini di brillantezza atletica del collettivo venendo declinato secondo precise indicazioni: ridurre le distanze tra i reparti alternando momenti in cui posizionarsi tutti dietro la linea del pallone ad altri caratterizzati da pressing alto per recuperare palla e impedire agli avversarsi di impostare il gioco. Un aggressione feroce che ha favorito gli errori altrui ed aumentando il numero di palle recuperate. Domenica prossima, a Messina, Pazienza e l'Avellino proveranno a inanellare il quarto risultato utile di fila e imprimere un'ulteriore discontinuità rispetto al recente passato: c'è l'occasione per superare Rastelli e Gautieri, che rispettivamente tra l'11 e il 23 dicembre e tra il 19 febbraio e il 5 marzo 2022 erano riusciti, proprio come il neo-tecnico, a tenere la porta dell'Avellino con la saracinesca calata per tre match consecutivi. Se la missione dovesse essere compiuta si potrebbe mettere nel mirino Braglia, che dal 7 febbraio al 7 marzo 2021 organizzò una impenetrabile linea Maginot che impedì a chiunque si parasse di fronte di perforare la retroguardia irpina per ben sei partite.
 

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