Sarri-Lazio, un addio sempre più vicino. Lotito per ora dice no a Palladino e Tudor: vuole aspettare fino a giugno

L'allenatore ha parlato di ciclo finito: chiede di chiarire il futuro con il club. E parlerebbe con Napoli e Fiorentina in caso di offerte

Sarri-Lazio, un addio sempre più vicino. Lotito per ora dice no a Palladino e Tudor: vuole aspettare fino a giugno
Sarri-Lazio, un addio sempre più vicino. Lotito per ora dice no a Palladino e Tudor: vuole aspettare fino a giugno
di Alberto Abbate
Mercoledì 6 Marzo 2024, 22:55 - Ultimo agg. 8 Marzo, 12:47
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C’è ancora una semifinale con la Juve in cui giocarsi tutto, ma dopo il ko immeritato con il Milan e quello ancora più doloroso col Bayern Monaco, Sarri ha già fatto un bilancio serio del presente proiettato sul futuro: «In Champions è più che positivo, col nostro potenziale abbiamo fatto il massimo. In campionato invece dovevamo fare di più. Non so se il mio ciclo è finito, è una considerazione da fare con la società. Ho un contratto sino al 2025, anche se lascia il tempo che trova nel calcio. Sicuramente noi non abbiamo una squadra giovane, quindi bisognerà far ripartire qualcosa il prossimo anno». In pratica, Mau condivide l’annunciata rivoluzione dell’organico, ma sarà ancora lui a guidarla dopo giugno? Una parte di questa Lazio era già a fine ciclo, per età, tenuta fisica e motivazioni, Sarri lo aveva compreso più di chiunque altro ed è rimasto scottato dallo scorso mercato estivo. Ora va capito se il tecnico e Lotito vogliono ripartire insieme da zero o presentare le carte (dimissioni o buonuscita) per il divorzio, dopo tanti, troppi turbamenti e delusioni reciproche nell’ultima parte del percorso. Il presidente non vuole sentirne parlare adesso: «Io non ho chiamato nessuno né sto pensando a Tudor o Palladino. I bilanci si fanno all’ultimo», ripete quando gli vengono sbandierati giovani candidati sul piatto. Questo lo scopriremo, ma anche Mau sembra poco convinto di restare, stanco da tempo, almeno da agosto. Si è raffreddata la corte araba e la pista che porta a Milano, ma se Napoli e Fiorentina lo chiamassero, state certi che troverebbero un portone spalancato.

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IL RIDIMENSIONAMENTO

C’è pure un po’ di delusione, in questo momento. Sarri si aspettava più riconoscenza dall’ambiente per il secondo posto dello scorso anno. Troppe critiche feroci al suo gioco ripetitivo, al modulo rigido e una squadra che non riesce più a imporre mai il suo dominio. Non si poteva certo farlo col Bayern, una squadra costruita con oltre un miliardo, con un fatturato 10 volte superiore a quello della Lazio: «Ma se avessimo giocato così le altre partite in campionato, non saremmo dove siamo. Ripartiamo dall’ordine e dallo spirito di Monaco, nulla è ancora perso del tutto», il discorso di ieri a Formello, sperando in un altro miracolo. Sono entrati altri 70 milioni dalla partecipazione alla Champions. Molti tifosi non capiscono che l’addio di Mau suonerebbe come un palese ridimensionamento. Perché difficilmente arriverà un altro allenatore con il suo curriculum, che ha rappresentato il massimo finora per la Lazio di Lotito. Gli ex Conceicao e Scaloni sono destinati a rimanere solo un sogno, al massimo c’è Italiano dietro l’angolo.

Rimangono però troppi i 15 ko (già superato il totale di entrambe le precedenti stagioni di Sarri a Roma, 13 sconfitte) in 38 partite, qualcosa a tratti non ha funzionato anche dentro lo spogliatoio. La Lazio ha perso il 40% delle partite disputate, il Comandante è stato “tradito” dai suoi leader, e ora il ritorno in Champions rimane un miraggio. «Grazie alla Lega il calendario sarà tostissimo sino all’ultimo», ripete ancora il tecnico. Anche se la scorsa stagione spiccò il volo una volta uscito dall’Europa (8 vittorie nelle ultime 12 giornate), stavolta il distacco è un macigno, a -11 dal Bologna al quarto posto e con così tante concorrenti in mezzo. 

ANSIA DA DERBY

Restano 33 punti a disposizione, ma i biancocelesti devono quasi raddoppiare la propria media per accendere un lumicino. E le sei sconfitte nelle ultime 10 gare non promettono nulla di buono: la Lazio era a +4 sulla Roma, adesso si ritrova a -7 dietro. I quaranta punti in 27 giornate danno una proiezione finale di 56,2, sarebbe il secondo peggior risultato dell’ultimo decennio: 54 nel 2015/16 con Pioli licenziato e Inzaghi subentrato a chiudere il campionato. L’esonero inevitabile avvenne dopo un derby perso, va scongiurato anche questo terribile presagio.

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