Napoli, le lezioni e i campioni
del Maestro De Lella

Napoli, le lezioni e i campioni del Maestro De Lella
di Francesco De Luca
Domenica 10 Ottobre 2021, 19:13
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In questo Napoli non si riconosceva più. Lui che aveva coltivato i talenti di Napoli e della Campania non riusciva a capire perché il settore giovanile non fosse una delle priorità del club azzurro. Riccardo De Lella ci ha lasciati di domenica, non poteva esserci altro giorno per chi aveva vissuto una vita sui campi di calcio, orgoglioso dei suo lavoro e dei suoi ragazzi, non solo delle sue vittorie.

De Lella aveva costruito quella Primavera che vinse il primo scudetto nella storia del Napoli sotto la guida di Mario Corso. Ne avrebbe vinto uno anche lui cinque anni dopo, il 30 giugno dell'84: nel tardo pomeriggio il successo dei suoi ragazzi contro la Fiorentina, in serata l'annuncio dell'acquisto di Diego Maradona. Nella squadra Allievi che vinse sul campo Due Palme di Agnano c'era anche Ciro Ferrara, che poi sarebbe stato uno dei compagni più amati da Diego: ne ereditò la fascia da capitano nel '91. 

Riccardo, maestro di sport e vita come il fratello Gennaro, istruttore di vela del Circolo Italia, era un'istituzione a livello nazionale. Aveva lanciato tanti talenti lavorando sui campi del centro Paradiso a Soccavo e delle Due Palme ad Agnano.

Non c'erano i mezzi economici e tecnici di oggi, era lui a selezionare i giocatori seguendo il suo istinto. I ragazzini non avevano procuratori e i genitori non erano invadenti come in questi anni. De Lella aveva al fianco uomini perbene come il dirigente Paolo Fino, il medico Luigi Pascale e il magazziniere Eugenio d'Aquino.

Una piccola vincente famiglia. Riccardo era legato a tutti i suoi ragazzi e toccò il cielo con un dito in quella sera d'estate del 2017 quando gli Allievi lo invitarono a cena nel ristorante della Rari Nantes Napoli per ricordare lo scudetto del 1984. De Lella aveva visto creato tanti ottimi giocatori - e uno di essi adesso insegna calcio ai giovani: Favo è il ct dell'Italia under 15 - e aveva un rimpianto, quello di non aver visto il talentuoso Enrico Durazzo, diventato poi il patron del brand Napolimania, diventare calciatore. Aveva talento ma i sacrifici non facevano per lui. 

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