Napoli, niente ultimatum a Gattuso:
da ADL segnali di distensione

Napoli, niente ultimatum a Gattuso: da ADL segnali di distensione
di Pino Taormina
Lunedì 8 Febbraio 2021, 07:55 - Ultimo agg. 10:40
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Trenta giorni di tregenda, quelli di Rino Gattuso. Dalla notte maledetta con lo Spezia a quest'altra malanotte di Genova. La sua panchina resta salda, anche perché De Laurentiis non ne fa salti nel vuoto. Nessun re Travicello guiderà la panchina del Napoli nelle prossime gare. Il presidente è preoccupato per la classifica, non certo per il suo tecnico. Si fida di lui: ha iniziato all'improvviso ad avere più di qualche dubbio sulla sua permanenza anche il prossimo anno ma non adesso. Peraltro, lui è consapevole di una situazione allarmante sotto il profilo degli indisponibili. In queste ore ha scambiato una serie di messaggi con il suo allenatore e con il suo staff dirigenziale per ribadire il suo stato d'animo tendente al sereno e cercare di tenere l'ambiente calmo dopo il bruciante e ingiusto ko di Marassi. Non ci sono ultimatum, non ci sono scadenze come sulle buste di latte per Ringhio. Non c'erano prima e non ce ne sono neppure questa settimana.


Il volto del tecnico e dei suoi calciatori, sabato notte sul volo che riportava a Napoli, raccontavano il disagio per l'ultima sconfitta, lo smarrimento, la rabbia. Gattuso ieri ha trascorso la giornata in famiglia, a macerarsi e a cuocere come solo lui sa fare. De Laurentiis stavolta si è fatto vivo con alcuni messaggi di sostegno (non solo a lui), anche per evitare che si possano ingenerare equivoci, ma alla fine pare che il pensiero sia questo: fiducia illimitata a Gattuso. Ovvio, colpisce l'impeto con cui Ringhio dirige la squadra da bordo campo: le sue urla improvvise spesso lasciano perplessi gli stessi calciatori e pare che tradiscono un'ansia eccessiva. Il 4-3-3 è ormai tornato al centro di ogni cosa ed è questo un patto virtualmente sancito con la squadra: non c'è tempo per altro, soprattutto per un 4-2-3-1 che va accantonato e si torna in maniera fissa all'abitino che pare disegnato su misura per Insigne e Lozano. Poi quando tornerà Mertens se ne parla. Non c'è la panchina di Gattuso in palio né in caso di eliminazione da parte dell'Atalanta in seimfinale di Coppa Italia né in caso di sconfitta con la Juventus. Non ci sono trattative in corso per un sostituto per il presente. Poi è chiaro che i risultati sono sovrani, e se le sconfitte dovessero continuare si penserebbe a qualcosa. Ma tutto è legato alla classifica: finché il gruppone Champions resta compatto.

Ora rientra Fabian, ma Manolas sembra difficilmente recuperabile per Bergamo. E l'impressione è che salterà pure la Juventus. Insomma, spazio a Rrhamani e Makismovic, messo in croce da tutti per la prova col Genoa. Il serbo è un punto debole in questo momento, forse perché si sente una riserva, forse perché patisce un ruolo di rincalzo: gioca in campionato solo quando uno dei due titolari dà forfait. In ogni caso, già tra due giorni i primi interrogativi, perché l'assenza del greco fa saltare il ritorno della difesa a 3 vista all'andata contro gli orobici. A meno che non sia Di Lorenzo spostato come centrale. È bene ricordare che questo gruppo continua a non somigliare a quelli che affossano un allenatore: certo, qualcuno pare turbato da quelle grida durante il match di Gattuso ma c'è grande compattezza, siamo in una nuova fase, nulla a che vedere con l'aria che si respirava nello spogliatoio con Ancelotti e che poi costrinse De Laurentiis al sacrosanto esonero di Carletto.

Gattuso non sembra piegato dai risultati negativi, anzi intravede nella prova con il Genoa qualche bagliore, qualche speranza anche per il ritorno di Osimhen e perché Mertens potrebbe rientrare giovedì finalmente con la caviglia a posto. Ma per tornare a certi livelli bisogna blindare la difesa.


De Laurentiis non è mai stato un presidente divora allenatori. E negli ultimi tempi ha anche deciso di non essere neppure aggressivo nei confronti degli arbitri. Eppure ne varrebbe la pena, perché anche la decisione di Manganiello di non considerare fallosa la manata di Scamacca su Mario Rui lascia perplessi. Per un contatto assai meno vistoso come quello di Fabian Ruiz su Pobega in Napoli-Spezia fu assegnato il rigore ai liguri. Orsato, nella finale della Supercoppa, andò al Var per fischiare un rigore al Napoli che solo lui non aveva visto a velocità normale. Insomma, la voglia di De Laurentiis di non andare allo scontro con la Figc e con l'Aia spinge a un basso profilo. Però i mal di pancia sono numerosi. E gli errori incidono. E colpisce il silenzio del Napoli. Nessun vittimismo, ma qui ci sono troppi indizi come il mancato rosso a Skriniar in Inter-Napoli o a Bakayoko in Napoli-Milan. Forse, è il caso di iniziare a farsi sentire. E cambiare strategia. Anche perché in ballo c'è la zona Champions, ovvero almeno 50 milioni di euro. E sono i dettagli, alla fine, quelli che faranno la differenza.

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