Maradona, Puzone racconta:
«Così ci drogavamo negli anni d'oro»

Maradona, Puzone racconta: «Così ci drogavamo negli anni d'oro»
di Francesco De Luca
Martedì 29 Giugno 2021, 20:20 - Ultimo agg. 30 Giugno, 15:10
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Pietro Puzone, quando era calciatore, sognava di essere intervistato da tv e radio nazionali. È accaduto un anno fa ma per altro. Era scivolato talmente in basso, tra amicizie sbagliate e droga, da essere diventato un clochard e per l'ex azzurro, originario di Acerra, era scattata la mobilitazione dei vecchi compagni, oltre che il ricovero presso una struttura affinché potesse disintossicarsi. La sua storia, raccontata nel libro “Mi manda Puzone: un acerrano nel Napoli di Maradona”, 62 pagine arricchite da foto della carriera di Pietro a cura del giornalista Rosario Aversano, si è incrociata non solo calcisticamente con quella di Diego, diventato suo amico nei primissimi anni di Napoli. Così diversi: il Capitano e il panchinaro costretto a girovagare in provincia perché c'era poco spazio per lui nello squadrone azzurro, comunque presente nella stagione del primo scudetto, con qualche sporadica apparizione in Coppa Italia. Eppure così simili perché partiti dalla periferia e perché avevano scelto non solo la strada del calcio, ma anche quella della cocaina. 

Puzone racconta un episodio del 1986, l'anno in cui partì la cavalcata verso la conquista del primo scudetto, subito dopo il Mondiale vinto dall'Argentina di Diego a Città del Messico. Una vacanza romana con Diego costata 56 milioni di lire tra hotel, donne, cene e cocaina, tanta cocaina, sniffata nel locale “Frutta e verdura”. «A stento ci rimasero centomila lire per fare benzina e tornare a casa». Quell'amicizia si era rafforzata attraverso il comune vizio, eppure era nata per un'opera di bene, quella famose partita del 18 marzo 1985 sul campo in terra battuta di Acerra per aiutare il giovane Luca Quarto, immagini che sono state rilanciate in tutto il mondo dopo la morte del Campione. Diego, generoso, pagò anche l'assicurazione di 12 milioni di lire perché Ferlaino non avrebbe voluto far giocare né lui né i suoi compagni radunati da Puzone nella sua città per la gara di beneficenza arbitrata da un vigile urbano, Castaldo, che annullò un gol di mano del Pibe: la sfida contro l'Inghilterra, quella della Mano de Dios e del gol del secolo, si sarebbe giocata quindici mesi dopo. Maradona andò altre volte ad Acerra e in un'occasione - scrive Pietro nel libro - anche per un incontro d'amore con Heater Parisi nella sua casa nel quartiere popolare Gescal.

Il re del calcio e la soubrette televisiva, che storia.

Pietro ha ritrovato la sua strada, a fatica, dopo anni di sofferenza per «amicizie sbagliate fuori dal calcio». Si è ritagliato un ruolo da opinionista televisivo in emittenti di Napoli e Acerra. Non è più un barbone, anzi indossa giacca e cravatta nei programmi dove gli chiedono sempre di raccontare le sue storie con Diego, di cui fu la “scorta” nel giro di campo al San Paolo il 10 maggio 1987. Ne era l'amico del cuore perché custodiva i suoi segreti più bui. 

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