Napoli, la “maledizione” degli scudetti dalla fuga di Diego alla contestazione degli ex Eroi

Storia di una squadra irriconoscibile agli occhi dei suoi tifosi

Diego Maradona dopo la partita Milan-Napoli del 1988
Diego Maradona dopo la partita Milan-Napoli del 1988
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Martedì 16 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 17:20
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Sessantun anni per il primo, altri tre per il secondo e poi un intervallo di ben 33 spezzato dagli Eroi azzurri di Spalletti il 4 maggio scorso. I tre scudetti hanno fatto esplodere di felicità Napoli, in particolare il primo e il terzo perché le attese erano state lunghissime. Eppure, quei trionfi sono sembrati quasi una maledizione nei successivi campionati e non soltanto perché gli azzurri non sono riusciti a bissare. Le cadute sono state clamorose, anche se differenti tra loro.

1988, LO SCONTRO

I simboli dello scudetto e della Coppa Italia cuciti sul petto, il Napoli di Bianchi nella stagione 1988-1989 trovò come avversario per il titolo il Milan di Sacchi, appena arrivato sulla panchina di un grande club. Il decisivo calo in primavera e non soltanto per ragioni fisiche. Ferlaino e Moggi decisero di non rinnovare alcuni contratti mentre saliva la tensione nel rapporto tra lo spogliatoio e il tecnico. Il Milan vinse il Primo maggio al San Paolo ed effettuò il sorpasso in classifica. Pochi giorni dopo, il comunicato della squadra contro l’allenatore, letto da Garella. E, a distanza di alcune ore, la lettera di scuse di De Napoli. Via quattro giocatori (Bagni, Ferrario e Giordano oltre al portiere) e il Napoli ripartì, vincendo un anno dopo la Coppa Uefa.

1991, la fuga di Diego  

Ancora Bigon in panchina e Maradona in campo. Diego visse una profonda crisi dopo aver perso il Mondiale, ricevendo pesanti insulti nella finale all’Olimpico contro la Germania. Il Pibe considerava da tempo concluso il rapporto col Napoli (nel 1989 la maxi-offerta del Marsiglia di Tapie respinta da Ferlaino) ed era ormai ostaggio della cocaina. Sedute di allenamento e partite saltate (a Mosca si presentò in extremis per la sfida di Coppa dei Campioni), un declino che ebbe un riflesso sulla squadra, già prima della squalifica e della fuga a Buenos Aires a inizio aprile. Il Napoli, senza il Capitano (promosso Ferrara) e con Zola, si classificò all’ottavo posto.

Bigon avrebbe lasciato il posto a Ranieri.

2024 il crollo degli eroi 

Ed eccoci ai nostri giorni, a questa squadra irriconoscibile agli occhi dei suoi tifosi e di Spalletti, che domenica scorsa era in un angolo della tribuna d’onore del Maradona per la partita col Frosinone: aveva rinunciato alla prima fila per evitare la ribalta ma il Napoli ne ha opportunamente segnalato la presenza ed è scattato l’applauso dei 50mila. Incomprensibile il passo indietro degli azzurri rispetto allo scorso campionato, senza adeguati rinforzi e con tre allenatori cambiati nel giro di poche settimane. Eppure, avrebbero potuto clamorosamente tornare in corsa per la zona Champions. Niente da fare. Campioni come Kvara e Osimhen giocano a sprazzi, la difesa fa acqua da tutte le parti e con tutti gli interpreti. Sul mercato sono stati buttati tanti milioni e c’è un futuro tutto da indovinare.

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