Napoli-Juve, Mauro: «Vedere quella punizione di Maradona fu come ammirare Leonardo che dipinge la Gioconda»

Il ricordo della magia del 1985

Massimo Mauro
Massimo Mauro
Gennaro Arpaiadi Gennaro Arpaia
Domenica 3 Marzo 2024, 08:24 - Ultimo agg. 23:39
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Racconta sempre di aver giocato con tre geni. Zico, Platini e Maradona. Una fortuna incredibile. Qualcosa che non si può dimenticare. Due di questi, Massimo Mauro li ha trovati nelle sue esperienze più importanti, con addosso le maglie di Napoli e Juve, le squadre che stasera si affronteranno al Maradona in una partita «decisiva, da una parte e dall'altra» secondo quanto racconta il doppio ex.

Un fascino incredibile, ogni volta: perché?
«Perché tra Napoli e Juventus è sempre bellissimo.

E stavolta, anche stavolta, sarà anche importante per la stagione di entrambe».

Perché?
«Il Napoli deve ritrovare l'unica cosa che è davvero mancata quest'anno. Non la vittoria, ma la continuità. Contro Cagliari e Sassuolo si è già capito qualcosa».

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Cosa ha detto il campo?
«Che ormai è noioso parlare della squadra di Spalletti, è vero, ma il Napoli non può essere diverso dalle qualità che aveva lo scorso anno. Imporre il proprio gioco, difendere con cattiveria e baricentro alto, queste sono le qualità che ha sempre avuto e che deve ritrovare».

Basterebbe questo per tornare a vincere?
«No, perché per vincere un campionato poi servono tanti fattori e lo abbiamo sempre visto negli ultimi anni. Ma con queste qualità può tornare ai piani alti della classifica, dove sa stare».

E questa Juve cosa chiede al suo campionato?
«Una vittoria svolterebbe la stagione di entrambe. Mentre il Napoli ritroverebbe fiducia, la Juventus capirebbe ancor di più qual è il suo ruolo in questo campionato. È una squadra che ha delle caratteristiche chiare: sa fare contropiede, approfitta di ogni errore dell'avversario. Entrambe dovranno stare attente».

Il suo Napoli-Juventus preferito?
«Sembra assurdo dirlo, ma quello della punizione di Diego nel 1985. Ero arrivato da poco alla Juventus, per questo è assurdo. Eppure, a distanza di anni, credo di essere stato fortunato: ero il primo uomo della barriera, ho assistito a quella meraviglia, a quell'opera d'arte in prima persona. Ero lì, a un passo. Ed eravamo tutti spettatori in campo, compagni e avversari. È stato come essere accanto a Leonardo da Vinci mentre dipinge la Gioconda».

Non le ha fatto male?
«In quel momento sì. Poi a fine anno abbiamo comunque vinto noi lo scudetto».

Da Maradona a Osimhen: basta lui a spiegare il ritorno alla vittoria?
«No, nemmeno Diego vinceva da solo, figurarsi gli altri calciatori. Per Calzona sarà importante, ma ancor di più lo sarà ritrovare la squadra. Il gruppo, quello spirito che ha fatto grandi gli azzurri fino a pochi mesi fa».

Allegri e Conte appartengono al mondo Juve, ma potrebbero essere idee di De Laurentiis per il futuro.
«Sono allenatori ideali per tutte le big che vogliono vincere qualcosa. Ma se fossi nel patron, punterei su Calzona. O su qualche elemento giovane e ambizioso della panchina. Affidando il progetto tecnico del nuovo Napoli a lui e al suo staff, senza parlare di moduli, alternative, numeri».

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