Napoli-Juventus, Osimhen guida l'assalto per cambiare volto alla stagione

Calzona conferma il tridente esplosivo

Osimhen
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Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 3 Marzo 2024, 08:12 - Ultimo agg. 23:38
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Inviato a Castel Volturno 

Ma questa sera i 55mila del Maradona (il primo vero tutto esaurito della stagione) e i tre milioni di tifosi davanti alla tv guarderanno se il Napoli vince o se gioca bene? Perché dopo la lunga stagione trascorsa (sul solito diktat di De Laurentiis) a rincorrere l'estetica dell'introvabile Grande Bellezza prima di Sarri e poi di Spalletti, è probabile che un po' tutti inizino a pensare che quel che conta è che Calzona adesso conquisti i tre punti. E basta. C'è la Juventus con i suoi decenni di veleni che si porta dietro e che sono senza fine. L'ultimo, il minacciato ricorso di De Laurentiis alla Fifa per far fuori a tavolino i bianconeri dal Mondiale per club. Non c'è bisogno del produttore per accendere la sfida delle sfide: s'infiamma sempre da sola quella che una volta era una gara che valeva una stagione. E da sempre. Perché dire Juventus ha sempre avuto il significato di dire il nord, la ricchezza, il potere, il nemico.

Calzona fu tra i primi ad abbracciare Koulibaly nella notte della grande illusione, quella del sogno-sorpasso il 29 aprile del 2018. Ora la prima cosa che deve fare è sistemare la difesa: ha scelto Jesus anche se Ostigard qualche garanzia in più la offre sul fronte della sostanza nel gioco aereo. Ma il brasiliano è stato maltrattato sui social e ha pagato un prezzo altissimo alla violenza verbale: deve tornare titolare e Calzona lo farà. Poi, per il resto, il dilemma è ancora tra Olivera e Mario Rui e tra Traoré e Zielinski: l'ivoriano deve trovare continuità e passo regale, anche perché toccherà a lui giocare a Barcellona, visto che Cajuste prima di fine mese non sarà disponibile.

Insomma, c'è Napoli-Juventus che vale tutto: per la classifica e per la gloria. E gli azzurri devono continuare nel loro inseguimento alla zona Europa: se davvero la rivoluzione copernicana iniziata da Ciccio dieci giorni fa produrrà una vertigine di spettacolari passaggi, ossessivi possessi e mirabili gol, ben venga. Ma, come ha spiegato il tecnico calabrese ai suoi, stasera vuole concretezza. Pochi errori, altruismo, il "noi" davanti a ogni cosa e "tirate da fuori".

Ovvio, tutti gli occhi sono su Osimhen. Cinque gol in sette giorni e ora la Juventus a cui ha segnato solo una doppietta in quattro anni napoletani (quella del 5-1 del gennaio di un anno fa). Ci si accosta al match con la Juventus cercando di capire. Senza dimenticare che la statistica non pesa meno dell'estetica: delle ultime 4 gare in campionato gli azzurri ne hanno vinta una soltanto. E hanno bruciato, appena due settimane fa, il secondo allenatore della stagione. Ma la condanna di Calzona, in questo momento, è il risultato. Otto punti da recuperare dal quarto posto, sei dal quinto e dodici giornate alla fine: tanti, poche. Il vantaggio dell'Atalanta appare enorme, ma i campioni d'Italia hanno il dovere di provarci. Calzona, come già detto, è uno che non passerà alla storia per i suoi discorsi: anche perché ha capito che proprio adesso non c'è bisogno di parole. Ieri, per esempio, ha tenuto in campo la squadra per quasi 45 minuti in più rispetto alle solite abitudini. Per provare meccanismi e soluzioni. Per giocare con Calzona bisogna farsi un cuore così. Bisogna correre, impazzire di recuperi e rincorse. Bisogna aggredire spazi, pallone e avversari. E bisogna allenarsi. Ed è quello che ha preteso ieri mattina, con Anguissa e Lobotka sotto pressione per creare un blocco compatto con i quattro difensori. Poi, come sempre, nessuno ritiro. L'appuntamento è stamane, nel solito hotel di Pozzuoli.

Calzona ha le idee chiare: ha una squadra titolare e un'altra, in panchina, non meno risolutiva. Il tridente d'attacco vede Osimehn assieme a Kvara e più Politano. Raspadori e Simeone, che sarebbero inamovibili ovunque, qui subentrano per tentare di spaccare le partite. Anche il centrocampo sembra ormai acquisito (Anguissa, Lobotka non li smuove nessuno). La crescita che vuole Calzona contro la Juventus, dopo i sei gol al Sassuolo, deve essere anche tattica: la linea un po' più alta, per evitare di produrre i rischi di prima. Dicono gli amici, e forse anche i nemici, che Ciccio sia molto preparato e altrettanto permaloso: devi capire di calcio, ma veramente, per parlarne con lui. Il suo dogma è il tridente d'attacco, sia nel 4-3-3 che nel più consueto ed estenuante 3-4-3. Con lui non ci si annoia, e i giocatori imparano qualcosa di nuovo ogni giorno. Unico dubbio: questo Napoli non sarà un po' troppo scoppiato? Vedremo. Anche se Calzona non è una prima scelta, e neppure una seconda, è comunque un'ottima scelta.
 

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