Napoli in Champions League? Intervista a Giovanni Galeone: «Per l'Europa ci vuole soltanto un filotto»

«Deve vincerle tutte e sperare nei passi falsi delle altre»

Giovanni Galeone
Giovanni Galeone
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Venerdì 12 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:04
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Mai banale, sempre senza peli sulla lingua. Passano gli anni, ma Giovanni Galeone resta sempre fedele al suo credo. Un po' come quando lo vedevi sulle panchine di mezza Italia con la sigaretta accesa, sguardo sul campo e lingua tagliente nei post partita. E quando gli si chiede del Napoli, per lui che all'anagrafe è nato proprio nel capoluogo partenopeo, non usa mezzi termini. L'ex allenatore rimpiange Spalletti, ritiene il Napoli fuori dalla rincorsa Champions e boccia l'ipotesi Conte come nuovo nocchiero azzurro. 

Si può sperare che il Napoli abbia imboccato la strada giusta proprio al tramonto della stagione? 
«Si spera.

Non è che quest'anno abbia fatto vedere molto. Adesso sembra che con Calzona le cose vadano un tantino meglio: anche se con troppi alti e bassi. Non è il Napoli di Spalletti, insomma. Su questo non c'è dubbio. E poi sono state fatte troppe scelte strane».

A cosa si riferisce? 
«Una su tutte: l’eliminazione di Zielinski dalla lista Champions ha dell'assurdo. Ok, era a scadenza, ma non si manda fuori un ragazzo che è stato l'anima del Napoli per otto anni. Oltretutto con quelle qualità. Bisognava pensarci prima e muoversi per tempo in modo da evitare una situazione del genere».

L'Europa è ancora alla portata di questo Napoli? 
«Quelle davanti vanno bene. Onestamente non penso che possa arrivare prima di Atalanta, Bologna e Roma». 

Quindi inutile sognare una disperata rimonta per la Champions? 
«Non c’è assolutamente nulla da fare. Neanche facendo tutti e 21 i punti disponibili: personalmente credo che ci vogliano 71 punti per il pass».

Ci sarebbe anche un potenziale quinto posto.
«Ma deve vincerle tutte e sette: arrivare a 69 e sperare. Il Napoli sta abbastanza bene, ma anche Roma e Bologna non scherzano».

Riuscirebbe ad esaurire con una sola risposta cosa non sia andato quest'anno nella squadra campione d'Italia? 
«La scelta dell'allenatore. Io avevo suggerito Benitez che poteva essere l'unico capace di ereditare una squadra molto forte con giocatori validissimi. Non bisogna dimenticare che Rafa è quello che ha fatto diventare europeo il Napoli».

Facciamo fantacalcio: con Spalletti ancora in panchina del Napoli quest’anno i risultati sarebbero stati diversi? 
«Penso proprio di si. E dirò di più: mi sarebbe piaciuto vedere il Napoli dell'anno scorso contro l'Inter di questa stagione».

Chi avrebbe vinto? 
«Sarebbe stata una bella lotta. Oltretutto con due modi di giocare completamente diversi. Avrei voluto vedere i due cursori nerazzurri che spingono in quella maniera contro Politano e Kvaratskhelia dell'anno scorso».

Ma Politano e Kvara ci sono stati anche quest'anno ed hanno affrontato Dumfries e Dimarco. Solo l'allenatore era diverso... 
«Ha detto bene: è una questione di “manico”».

Da cosa bisogna ripartire l'anno prossimo? 
«Non buttare via il tanto di buono che ancora il Napoli possiede. Ha anche giocatori in prestito interessanti. Per tornare ad alti livelli però deve prendere almeno due-tre top player».

Il primo nodo da sciogliere è quello per la panchina. Tra i nomi che circolano chi vede più adatto per Napoli? 
«Ho letto tanti nomi. Io dico Thiago Motta. C’è la Juve? Può darsi, ma io continuo a dire Thiago. Sento anche parlare di Conte: ma tra Posillipo, via Caracciolo e tralasciando Capri, Ischia e Procida ci sono molti ristoranti che costano più di 100 euro».

Si spieghi meglio. 
«Se non può andare nei ristoranti da 100 euro con 10 euro come disse ai tempi della Juve basta vedere cosa hanno fatto i club che poi ha lasciato. Non ultimo il Tottenham».

Insomma Conte non la convince? 
«Diciamo che non credo sia l’allenatore giusto per Napoli, per il tipo di squadra e per le caratteristiche che hanno gli azzurri. Poi, per carità, tutto può succedere. Io continuo a dire Thiago, anche Italiano non è male, ma forse è un po’ troppo integralista».

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