Mancano solo le bacchettate sulle dita. Il nuovo maestro è proprio uno della vecchia guardia, di quelli che amministrano la disciplina con metodi draconiani. Piano piano Rudi Garcia mostra il suo vero volto, di uno che si ispira al sergente Hartman, quello di Full Metal Jacket. Ecco, si invocava un sergente di ferro, sulla scia del rimpianto Luciano Spalletti. Ed eccolo spuntare all'improvviso: è salito a cavalcioni del Napoli e prova a domare la belva. Sì, il cambio tattico è stato fondamentale per recuperare dallo 0-2 e dai fischi di domenica sera. Ma il fatto del giorno è la tripla sostituzione (come si fa solo nel basket a metà tempo) che Garcia rifila a Rrahmani, Mario Rui ed Elmas tra il primo e il secondo tempo. Per motivi tecnici, tattici e punitivi. Per come si è svolta la contesa, occorre tener in conto che non è solo il cambio di modulo l'aspetto preponderante. Quello avrà pure contribuito, per ribaltare certe fasi di sterilità e sofferenza ma per un tempo, il secondo, si è rivisto l'irriducibilità del Napoli, il suo voler rimanere agganciato alle partite e alla vita, anche quando tutto sembra perduto. È un pareggio che allontana dal primo posto (ora distante sette punti) e che ha scalfito anche certe sicurezze del palleggio del Napoli, ma da cui ora bisogna ricominciare. Con Garcia che si è ripreso la panchina.
Il 4-3-3 predisposto da Garcia si tramuta presto in un 4-5-1 di contenimento, ma dopo aver sgraffignato la palla il Milan è riuscito a gestirla sempre con sapienza e pericolosità.
Nella prestazione, sia chiaro, non manca il sudore sulle maglie, manca la qualità di chi le riempie. Qui c'è una difesa in difficoltà, un centrocampo che con il Milan ha creato poco per 45 minuti e un attacco che ha stentato. Difficile pensare con i due attaccanti di virare a un 4-4-2 che è senza senso per mancanza di esterni capaci di farlo. Con il 4-2-3-1 si sono riviste le verticalizzazioni, ma anche la ricerca costante degli uomini sulle fasce. Da qui la svolta. Ma difficile che il sistema della ripresa possa essere quello di partenza a Salerno. Non è solo questione di abito su misura, resta il fatto che vanno conservate pure delle frecce in caso in cui il piano-gara iniziale non funzioni. Insomma, difficile pensare di vedere Simeone e Raspadori titolari dall'inizio. Meglio ipotizzare una staffetta, magari conservando Giacomino come arma di riserva. Anche perché, poi, c'è l'ultimo mini-ciclo con Union ed Empoli, prima dell'ultima sosta del 2023. Ed è ovvio che Garcia ora deve iniziare a valutare un turnover ragionato: doveva già farlo a Berlino, conservare Raspadori e puntare su Simeone. Ma quel giorno ha preferito non mescolare troppo le carte. Ma il Napoli lo ha ritrovato proprio quando lo ha fatto. E con decisione. Punendo chi nella gara con il Milan non ha reso come doveva.