Napoli, Mazzarri sotto processo: De Laurentiis vuole la svolta

Non convince l'atteggiamento rinunciatario del primo tempo di San Siro

Walter Mazzarri
Walter Mazzarri
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Martedì 13 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 14 Febbraio, 07:28
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L'ennesima settimana lunga. La sconfitta a San Siro contro il Milan ha riaperto ferite che non si erano evidentemente cicatrizzate in casa Napoli. Aurelio De Laurentiis non è per nulla soddisfatto del cammino degli azzurri (e come potrebbe?) e dopo essersi preso le responsabilità della situazione sta anche tirando un primo bilancio delle “correzioni” che ha tentato di apportare in corso d'opera e che non stanno dando le risposte che tutti si attendevano. Walter Mazzarri resta in sella, chiariamolo subito. Ma il patron si attende un repentino cambio di passo. Da parte di tutti. Inevitabile che le prossime due gare al Maradona con il Genoa (in campionato) e con il Barcellona nella gara d'andata degli ottavi di Champions saranno crocevia importanti.

Del resto la classifica piange, la zona Champions è sempre più lontana e gli azzurri si ritrovano ad occupare un anonimo nono posto che mortifica quello scudetto che portano sul petto e che si erano guadagnati soltanto pochi mesi or sono, dettando legge sui campi di tutta Italia (Europa compresa).

Tutto finito. Tutto disciolto come neve al sole o come lacrime nella pioggia per dirla alla Blade Runner. Il patron del Napoli ha assistito alla sfida contro i rossoneri dalle poltrone del Meazza domenica sera in compagnia del figlio Edoardo: a poca distanza da loro c'era anche il ct dell'Italia Spalletti (il grande rimpianto di ADL averlo lasciato andare dopo lo scudetto). Facile immaginare che il presidente non abbia gradito incassare l'ennesimo ko (l'ottavo in campionato, il quinto della gestione Mazzarri) che mette a serio rischio la qualificazione al 4° ed ultimo posto utile all'Europa che conta. 

Ma quello che è piaciuto ancor meno probabilmente è stato l'atteggiamento rinunciatario del primo tempo di San Siro, figlio anche dello schieramento tattico che DeLa stava provando suo malgrado a digerire, sacrificandolo sull'altare dei risultati. C'è di più. Certamente vedere in panchina il grosso degli investimenti fatti (anche a gennaio) ha lasciato più di qualche perplessità. De Laurentiis adesso si aspetta risposte dal campo e conta di vedere in campo i suoi ultimi acquisti. Soprattutto quelli fatti a gennaio. Poco importa se il sacrificato dovesse essere Zielinski. Il polacco de resto ha le valigie pronte e da luglio sarà un giocatore dell'Inter. Piotr, che ha il contratto a scadenza, pare abbia già effettuato le visite mediche in questi giorni con il club nerazzurro: per lui è pronto un triennale (con opzione per il quarto anno) da circa 4 milioni a stagione. Tant'è. Tornando sulle scelte di Mazzarri, DeLa ha ascoltato anche i suoi consigliori, ha riflettuto e poi ha deciso di testa sua.

La cura Mazzarri finora non ha portato in dote la svolta che ci si aspettava dopo l'esonero di Garcia. I numeri non sorridono certo al nuovo corso. Mazzarri avrà anche dovuto fare i conti con assenze, infortuni, defezioni ed un calendario piuttosto difficile, ma non è neppure riuscito cambiare l'inerzia di una stagione che stava prendendo una brutta piega e che oggi sembra essersi incanalata in un pericoloso tunnel senza uscita. A guardare le statistiche, infatti, la squadra ha avuto un'ulteriore involuzione rispetto al passato. In termini di risultati s'intende, anche perché di gioco se n'è visto poco comunque. C'è di più. Nelle ultime apparizioni il Napoli è apparso confuso, fragile, a tratti scollegato tra i reparti. Che sia frutto delle tante modifiche tattiche apportate dall'allenatore da inizio partita o in corso d'opera è difficile stabilirlo. Sta di fatto che la squadra non ha risposto come ci si aspettava e come si sperava. Il dato relativo all'attacco che in trasferta non segna dall'ultimo blitz esterno datato 25 novembre in casa dell'Atalanta è a dir poco eloquente. E non può certo bastare la giustificazione dell'assenza di un pezzo da novanta come Osimhen. 

 

A conti fatti dunque, la precedente guida tecnica aveva fatto meglio (o meno peggio) di quella attuale. Con Garcia in panchina, il Napoli ha conquistato 21 punti dei 35 attualmente totalizzati in 12 partite di campionato (media di 1,75 a gara), mantenendosi sempre o quasi in zona Champions. Al tecnico francese è stata fatale la sconfitta interna patita ad opera dell'Empoli e soprattutto una certa spaccatura con il gruppo che era emersa nei tanti mugugni/reazioni palesate dai leader in più di una circostanza. Mazzarri si è presentato con il blitz a Bergamo che aveva illuso un po' tutti. Da allora però il Napoli ha perso la via del gol lontano da casa, ha cambiato pelle troppo spesso ed ha raccolto la miseria di 14 punti in 11 gare, con una media di 1,27 partita. S'impone un'inversione di rotta. Urge spingere il piede sull'acceleratore. 

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