Napoli, questo è il cinema dello stupore

Tredici minuti tarantiniani, fuori dal tempo e dentro il calcio e il cinema migliore, e ribalta risultato e partita

Politano
Politano
Lunedì 8 Aprile 2024, 09:43 - Ultimo agg. 18:04
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Il Napoli gioca tredici minuti tarantiniani, cioè fuori dal tempo e dentro il calcio e il cinema migliore, e ribalta risultato e partita. 55' Victor Osimhen, 57' Matteo Politano, 61' Piotr Zielinski, 68' Jack Raspadori. Una sequenza di gol e prodezze che sembra una rapina, un inseguimento e soprattutto un flashback sul Napoli del passato.

Per tredici minuti si sono rivisti i campioni di Spalletti, dello scudetto, del campionato ammazzato con la bellezza, e in un paradosso quei tredici lunghissimi minuti di supremazia estetica e calcistica hanno anche mostrato lo sperpero e il grande peccato di una stagione buttata via. Un paradosso nel paradosso. Veder salire Osimhen in alto come un Cristiano Ronaldo, o veder calciare in porta dal limite dell'area Politano e Zielinski con la classe e l'abitudine da Premier League, o rivedere Raspadori farsi falco nei pressi dell'area e del corpaccione del portiere del Monza Di Gregorio: hanno generato un rimpianto enorme.

Il Napoli delle piccole cose di Francesco "Hirayama" Calzona è riuscito a trovare tredici minuti di assoluta perfezione, uno spazio temporale inscalfibile, all'interno del quale ogni gesto era assoluto, ogni passaggio giusto, e il pallone era di nuovo al servizio della bellezza napoletana, poi, però c'è la classifica, ci sono i ricordi, i giorni, le ore e le partite di ieri, l'altro ieri che fanno pensare a quei tredici minuti come un miraggio del poteva essere, o forse anche come un miraggio ripetibile, ma comunque ormai a ridosso della fine del campionato.

Tardi ma bene. Complici i cambi di Calzona. Prima Politano, poi Raspadori. E insieme una squadra che ha ripreso a correre con una intensità assurda. A giocare in velocità verticalizzando senza errori. Poi le individualità che hanno ripreso ad esprimersi al massimo.

Osimhen che si alza su Izzo su cross di Anguissa, che va a prendersi di testa il pallone e lo mette inesorabilmente in porta, un gesto atletico-circense che tiene insieme un tuffo e un gol, prima sale sotto i tre metri e poi schiaccia con una sicurezza che a lungo il Napoli e i napoletani rimpiangeranno. Un gol alla Gigi Riva, quindi indimenticabile. Poi i riti di Politano e Zielinski che raccontano la loro tecnica, la visione della porta, la capacità di pensare e realizzare gol difficili, ricercati. Uno all'incrocio dei pali, l'altro sotto la traversa, due tiri imprendibili, perfetti. E, infine, la caparbietà di Raspadori che segue l'azione d'attacco, segue il tiro di Giovanni Di Lorenzo finalmente una partita da capitano e poi deve solo appoggiare in porta, ma tutto il gol è nella ricerca del tempo, nello stare in contatto col pallone, sapendo che gli sarebbe capitato sui piedi. Sono quattro gol da grande squadra capace di ribaltare uno svantaggio fuori casa e una situazione psicologica disagevole contro una squadra il Monza molto fisica, attenta, per nulla facile da capottare. Eppure, eppure, per una volta tutto ha girato alla perfezione, per una volta Calzona ha ottenuto quello che voleva. Anche perché fuori dai 13 minuti tarantiniani, il Napoli ha giocato un secondo tempo di dominio, tanto che subire il secondo gol è sembrato un trascurabile inconveniente, un due a tre passeggero, subito portato a un due a quattro, poi definitivo.

Ora Calzona e il suo Napoli devono provare ad allargare i tredici minuti, portandoli a 26 a 52 poi al controllo delle partite, sia per non perdere l'Europa, sia per rispetto delle capacità dei calciatori. Vedere Olivera "ruletare" fa sperare per il calcio tarantiniano, il calcio che incarna il cinema dello stupore.
 

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