Natan sotto accusa, intervista a Krol: «È stato un azzardo»

«Con l'Inter Juan Jesus potrebbe dare più garanzie»

Natan ko a Madrid
Natan ko a Madrid
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Venerdì 1 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 10:27
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Povero Natan. Nelle notte dell'orrore, in quella in cui il genio dei galacticos lo ha seppellito, a scrutarlo da vicino sugli spalti di quel monumento che è il Santiago Bernabeu c'erano due tizi non proprio qualsiasi: uno era Fabio Cannavaro, commentatore per Prime Video, e unico difensore a vincere il Pallone d'Oro. E l'altro era il vice campione del mondo con l'Olanda del 1974 e nel 1978, Ruud Krol, ospite del Real Madrid che dedica al campione olandese uno spazio nel museo delle Legends a Puerta de Sol (sono esposte, per sei mesi, quasi tutte le maglia indossate). «Una giornata storta può sempre capitare, ma puntare su Natan è stato un grande azzardo», spiega uno dei leader della grande Olanda e dell'Ajax.

Krol, così duro l'impatto con la serie A?
«Ai miei tempi, la prima cosa che dovevi fare era imparare l'italiano perché gli altri compagni non parlavano certo la tua lingua e neppure l'inglese e non c'era la moda degli interpreti.

Io, infatti, sbagliai ogni cosa all'esordio ad Ascoli. Urlavo “fiori” e nessuno lo capiva e prendemmo tre gol. Volevo dire fuori. Adesso entrare in un gruppo così internazionale come quello del Napoli dovrebbe essere più semplice: perché si può serenamente comunicare. La questione, dunque, non è legata alle difficoltà ambientali ma sicuramente a questione tecniche e tattiche».

Forse non è all'altezza del livello raggiunto dal Napoli?
«Direi un'altra cosa: non è ancora pronto. Lui fa un errore individuale gravissimo sul gol di Bellingham che Mazzarri gli avrà immediatamente spiegato nello spogliatoio. Nell'uno contro uno lui non riesce a leggere il lungo assist per l'inglese, si fa sorprendere dal suo taglio. Contro il Real, in casa sua, si vince e si perde per i dettagli. E il Napoli ha perso poi anche per l'errore di Meret».

Natan in cosa la lascia perplesso?
«Lui viene dal Brasile, tutta un'altra cosa, la tattica è minore rispetto a qui. Aveva bisogno di tempo, ma è chiaro che se è l'unico difensore che il Napoli prende dopo la partenza di Kim, deve giocare titolare. Io lo avrei preso, ma dandogli il tempo per poter comprendere come le cose funzionano da noi: magari lo avrei dato anche in prestito a un altro club. Un azzardo dargli le chiavi della difesa, fargli prendere il posto di uno come il coreano che è stato straordinario».

Come si va avanti?
«Anche Kim, una volta che ha cambiato la sua dimensione andando in Germania, nel Bayern, ha accusato il colpo. Non è che sempre cambiando città il rendimento resta lo stesso. Certo, vedere Natan muoversi anche senza palla, si ha la sensazione che debba ancora imparare molto: nel modo di aggredire l'avversario anche quando non ha il pallone, nell'uno contro uno sulle ripartenze. Ci sono tanti dettagli che non sono proprio dettagli e che fanno la differenza. In serie A, magari un errore non lo paghi: ma in Champions, contro la squadra che è tra le candidate alla vittoria finale, il prezzo di ogni indecisione è altissimo e porta alla sconfitta».

Perché il Napoli ha avuto queste difficoltà?
«Perché quando vinci il campionato con 16 punti di vantaggio, gli altri non vedono l'ora di giocare contro di te e prendersi la loro rivincita. Io so cosa significa, all'Ajax ogni domenica era così. E allora se tu scendi in campo pensando che sei il più forte, perdi. I più forti non pensano di esserlo: giocano per dimostrarlo. Garcia non è forse riuscito a far comprendere alla sua squadra che per continuare a vincere bisognava dare il doppio rispetto al passato. C'è stato un corto circuito».

Punterebbe ancora su Natan?
«Non lo so. Forse no. C'è l'Inter, squadra di grande talento e tantissima personalità. Ora lì c'è uno dei punti deboli della squadra, al centro. Magari Juan Jesus potrebbe dare più garanzie, anche se non mi dispiacerebbe vedere Ostigard. In questo momento, anche alla luce delle critiche e dei giudizi negativi che ha ricevuto, giusto che il ragazzo venga messo a riflettere. Deve staccare la spina».

Cosa serve per la risalita?
«La mentalità. Testa e gambe. Facile, ma non lo è. La sconfitta con il Real non porterà scorie negative, la partita da vincere è quella con il Braga, non quella del Bernabeu. Ma ho visto per molti minuti mentalità. Senza Kim, la difesa del Napoli non tornerà mai come quella dell'anno scorso: quindi meglio recuperare alla svelta Osimhen, per sfruttare i suoi gol». 

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