Mazzarri, la rivoluzione in sette giorni tra baci e abbracci

Il Napoli è tornato un gruppo granitico intorno all'allenatore

L'abbraccio azzurro dopo il gol di Zambo Anguissa
L'abbraccio azzurro dopo il gol di Zambo Anguissa
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Venerdì 1 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:00
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Una rivoluzione in sette giorni, quella di Walter Mazzarri. Perché se è vero che i panni sporchi si lavano in famiglia in quella azzurra ormai tutto avviene alla luce del sole. Ha iniziato Osimhen con quel «ecco la mentalità vincente», per festeggiare la vittoria con l'Atalanta e hanno continuato l'altra sera a Madrid prima Simeone («Perdere fa sempre male, ma torniamo a casa sentendo di nuovo che questa squadra può competere con chiunque») e soprattutto il fedelissimo, forse ex, di Garcia, Zambo Anguissa con quel «adesso c'è una squadra che gioca insieme, per la squadra, ora si vede che giochiamo l'uno per tutti e tutti per uno, c'è un allenatore che sta dando tutto per noi e ci sta facendo capire l'importanza della squadra». Per i vecchi saggi del calcio, una squadra è destinata a fallire se non è un gruppo granitico, stretto intorno al proprio allenatore. Ecco, tenendo conto questo ammasso di luoghi comuni, si arriva alla conclusione che Mazzarri in pochi giorni ha toccato davvero tutte le corde giuste. E ha creato un nuovo Napoli. La personalità del Bernabeu, nonostante il ko, è stata superiore a quella mostrata a Berlino ma anche a Braga. 

Una settimana è bastata per rivedere abbracci, baci, proclami, sorrisi.

Lo spirito di gruppo è riapparso, chissà che fine aveva fatto (i giocatori, prima o poi, dovranno anche renderne conto). Mazzarri ha lasciato già intendere ogni cosa e la squadra apprezza tutto: l'intensità che pretende dalle prestazioni dei suoi, a partire dagli allenamenti. Il suo essere un perfezionista che pianifica quasi tutto della squadra. Lui, al contrario di quello che si pensa, non è un sergente di ferro, anzi è elastico (ieri ha cancellato l'allenamento del mattino perché la squadra è arrivata all'alba a Capodichino), ha messo solo il capitano Di Lorenzo al centro del gruppo senza dover dire al consiglio dei saggi creato prima di ritenersi disciolto. Quelli come lui, parlano solo col capitano se devono parlare alla squadra. E tutti hanno apprezzato: quando vai a sindacare su una decisione che lui ha partorito, si infastidisce. E persino Osimhen lo ha capito mercoledì mattina: voleva giocare a ogni costo titolare, ma Mazzarri lo ha convinto che non era il caso. Vuole che il gruppo sia coeso, ma questo non significa uscire a cena tutti insieme oppure organizzare pizze: gli piace una cosa in particolare, far vedere ai suoi ragazzi quello che fanno gli avversari. E questa è una cosa che il gruppo azzurro ha molto gradito, abituato com'era al lavoro ossessivo di Spalletti. E poi c'è un'altra corda che Walterone ha toccato. E l'ha toccata bene: nessuna rottura con il passato, anzi l'esaltazione totale dell'impresa straordinaria compiuta dai campioni d'Italia. Al contrario di Garcia che, infatti, nessuno andava ad abbracciare. 

Come avrà fatto Mazzarri a portarli tutti fin qui, grazie a quali doti sciamaniche prima ancora che tecniche e strategiche, è la materia che tiene banco. Ora si sente solo dire da qualsiasi giocatore che «con lui è cambiato tutto». E non lo dice chi non giocava mai ma anche quelli come Anguissa che con Garcia si conosce dai tempi del Marsiglia. È un Napoli rigenerato anche se fisicamente ancora in difficoltà e pieno zeppo di dilemmi tecnici (a partire da Natan che conferma le perplessità di questa estate sulla sua inadeguatezza a essere titolare in serie A). Mazzarri ha parlato a lungo, in campo e fuori, a tutti. Ha convinto parecchi giocatori che il meglio potevano e dovevano ancora darlo, e che l'avrebbero dato. Ascoltare tutti, non buttare via niente, conservare solo quello che serve, cercare la bellezza del talento ma circondarla con le linee di un disegno preciso: il Napoli di Mazzarri riparte così dal Bernabeu, deve prendersi la parte migliore di questa sconfitta. Ha voluto sfidare i fenomeni Rodrygo e Bellingham ed è stato punito. Ma il Napoli è uscito a testa altissima: a sei minuti dal 90’ era già negli ottavi di Champions (una dote da 80 milioni irrinunciabile). Ora la qualificazione è in palio contro il Braga. La più facile delle avversarie. E per questo anche la più terrificante delle partite. 

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