Razzismo nel calcio, quella protesta di Zoro: «Dopo diciotto anni non è cambiato niente»

L'ivoriano che fece interrompere Messina-Inter

Zoro
Zoro
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Mercoledì 20 Marzo 2024, 08:32 - Ultimo agg. 16:57
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Sono passati 18 anni da quell'episodio. Per il codice... Civile italiano il compimento del 18esimo anno di età è quello della maggiore età. Della maturità. E invece il rischio concreto è che il calcio nel Bel...Paese (e non solo) sia ancora terribilmente in ritardo in materia di lotta al razzismo. Eppure sono passati 18 anni da quando Marc Andrè Zoro - durante la partita tra il Messina e l'Inter (era il 27 novembre del 2005 e si giocava allo stadio S. Filippo) - decise di dire basta.

L'allora giovane difensore ivoriano della formazione peloritana, bersagliato dai «buuu» e dai cori razzisti provenienti dalla curva nerazzurra, fu protagonista di un gesto che è rimasto nella storia e che ha contribuito almeno a smuovere la coscienze. Non è bastato, purtroppo. Per la prima volta un giocatore vittima di atteggiamenti discriminatori e razzisti durante una gara di calcio si è fermato, ha detto stop. Basta. È passata da poco l'ora di gioco nella sfida tra i padroni di casa del Messina e l'Inter di Adriano quando Zoro decide di prendere il pallone tra le mani e quasi in lacrime, esausto da tanta cattiveria, si dirige prima verso il quarto uomo e poi dall'arbitro Trefoloni, chiedendo di interrompere il match e rifiutandosi di giocare. Compagni di squadra e avversari capiscono la situazione e tentano di calmarlo. Adriano si mostra subito solidale con Zoro ed è il primo (dei suoi compagni) a bacchettare i «tifosi» nerazzurri chiedendo di smetterla. Quando anche dalle tribune del San Filippo si capisce il motivo della protesta parte un lungo applauso nei confronti del difensore ivoriano che poi decide di tornare in campo per riprendere a giocare. Da allora Marc Andrè Zoro verrà ricordato non tanto per le sue gesta in campo, ma per il messaggio che per primo ha lanciato "dal" campo. È stato il primo giocatore ad aver detto basta al razzismo. Da allora ogni qual volta capita qualche episodio del genere il primo pensiero va a quel pomeriggio a Messina ed inevitabilmente torna alla mente la protesta di Zoro.

L'ormai ex giocatore (oggi ha 41 anni) viene puntualmente chiamato in causa ed intervistato dopo episodi di razzismo. Anche in questi giorni è stato tempestato di telefonate per ascoltare la sua opinione, il suo parere. Il suo pensiero.

Dopo 18 anni di dichiarazioni, inviti, moniti e speranze, però, Zoro ha deciso di dire nuovamente basta. Il difensore stavolta ha scelto il silenzio. Non ha voluto e non intende - almeno per il momento - commentare più episodi di razzismo. «Purtroppo non è cambiato niente da allora - ha detto laconico l'ex centrale del Messina che era esploso con la maglia della Salernitana - Dal 2005 ho sempre fatto interviste sul razzismo ed ora non intendo più farne per protesta». L'ultima volta che Zoro si era espresso su episodi del genere è stato a proposito del caso Maignan, bersagliato da alcuni «tifosi» dell'Udinese. In quella circostanza, l'ivoriano fu molto duro. «Chiuderei lo stadio di Udine per sei mesi: va dato un segnale. Solo così le persone capiranno la gravità del gesto. E poi servono pene severe dalla Federazione». Zoro provò a dare consiglia anche a Maignan. «Deve essere forte, coraggioso. L'Italia è un Paese stupendo, ma il cambiamento è un processo lento. È incredibile come dopo quasi vent'anni si parli sempre delle stesse cose: insulti, cori razzisti, ignoranza. Non vengono mai presi provvedimenti seri, è un peccato mortale».
 

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