Samantha Cristoforetti tra le stelle con i russi: la pace di astro-Samantha

Samantha Cristoforetti tra le stelle con i russi: la pace di astro-Samantha
di Antonio Menna
Venerdì 22 Luglio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 18:30
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La chiamiamo passeggiata anche se l'assenza di gravità lascia il passo al vuoto, il piede galleggia nel nulla, sembra un volo nel buio, una danza leggera nello spazio. Tutt'altro che goffa, nonostante lo scafandro, i guanti, i cavi e il peso sulle spalle, ma precisa, attentissima, Samantha Cristoforetti ieri, alle 16 e 53 (ora italiana), con un ritardo notevole sull'orario previsto, ha lasciato la sua Iss (Stazione spaziale internazionale) ed è uscita a fare due passi nello spazio. La prima astronauta europea, ancora una volta nella storia. I tecnici la chiamano Attività extraveicolare (Eva): è un lavoro, mica un videogioco. Cristoforetti ha armeggiato per oltre sei ore all'esterno, muovendosi con grande cautela nel groviglio di cavi e ganci, e con tre compiti precisi e complessi: completare l'installazione del braccio robotico europeo, lavorare alla camera di compensazione del modulo russo Nauka, agganciato alla Stazione spaziale nel luglio come punto di attracco delle navette, e rilasciare in orbita 10 nanosatelliti. Il tutto, però, nel vuoto più vuoto che c'è. 

A noi, da qui, incollati al canale tv della Nasa, che ha trasmesso in diretta l'intera operazione, arriva la suggestione più della tecnica, la paura dell'infinito più che la scienza, la mistica dell'uomo che rompe i suoi confini più del discorso tecnologico, che invece evidentemente per chi la compie resta l'obiettivo.

Sembra di sentire le musiche del film di Kubrick, quella stessa ansia, la paura di una improvvisa disobbedienza delle macchine. Una come noi lassù italiana poi -, oltre la Terra, in quella dimensione magica che è lo spazio senza spazio del cielo che non termina mai. Per cui quando si scuote questo mostro bianco di lamiere e piloni, collegato al niente, sospeso nel buio, in movimento ma così fermo, e Samantha compie tenendosi ai piloni, il primo timido salto dal modulo Nauka, viene quasi l'istinto di urlare: stai attenta, non cadere. Ma dove può mai cadere? Nel luogo dell'assenza di tutte le cadute. 

Astrosamantha (lei ama questo nome, a dispetto delle polemiche tutte nostrane e un po' provinciali, avendolo scelto come nickname su Twitter) - in orbita per la missione europea Minerva dallo scorso 27 aprile compie i suoi passi con una attenzione minuziosa: scende piano lungo un asse, la tuta luccica nel buio, le strisce azzurre la rendono riconoscibile, nel microfono si sentono i respiri, a volte sembra i sospiri, qualche parola; i fari illuminano come un lampo. Ed è curioso dalle immagini vedere sullo sfondo la Terra cioè, noi con la sua leggerissima rotazione, le nuvole, i mari, i profili delle zone emerse, è la nostra vita quella lì, così piccoli, così irrilevanti, tanto che ieri sera alle 21 e 44, una luce che chiamiamo stella, era in realtà la navicella di Samantha che le orbite portavano sull'Italia. Ed è tale la distanza che le voci che danno comandi, istruzioni, e che guidano, parlano inglese e parlano russo - voci di dentro la stazione e da terra -: suoni di una missione che non conosce confini, limiti, e nemmeno la guerra. Lassù, oltre l'atmosfera, da dove tutto sembra minuscolo, gli Stati Uniti, l'Europa e la Russia si danno ancora la mano, consapevoli forse di quanto siamo piccoli nello spazio sterminato. Con Cristoforetti, a passeggiare nello spazio, anche il comandante russo Oleg Artemyev (strisce rosse sulla tuta), dell'agenzia spaziale russa Roscosmos. I due si muovono insieme, non si perdono d'occhio, restano collegati. Per Samantha è la prima uscita, e proprio lei esce per prima dalla navicella; per lui la sesta. 

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«È una cooperazione serena, scientifica, tecnologica, che dovremmo prendere come esempio», hanno commentato dall'Agenzia Spaziale italiana, a proposito della passeggiata italo-russa. E russe sono anche le tute indossate dai due. Sono le Orlan, considerate ad oggi le più sicure. L'unica tuta utilizzata attualmente per le uscite nello spazio, dal momento che quelle americane Emu sono state sospese sia dalla Nasa sia dall'Esa e non vengono più utilizzate dopo due incidenti: una perdita d'acqua, che in quelle condizioni può costare la vita. Uno degli incidenti è capitato all'italiano Luca Parmitano, in una sua passeggiata nel 2013. Proprio Parmitano ha seguito da terra, con la Nasa, e non senza emozione, la missione di ieri della connazionale. «È come un'immersione subacquea», ha detto. E ieri è toccata a lei, a Samantha Cristoforetti. L'astronauta trentina (nata a Milano ma cresciuta a Malè, provincia di Trento), 45 anni, che dal 2001 al 2005 ha studiato all'Accademia aeronautica di Pozzuoli, uscendone col grado di capitano, è stata selezionata dall'Esa nel 2009: prima donna italiana, terza donna europea. La prima volta nello spazio nel 2014, con la missione Futura dell'Agenzia Spaziale Italiana, con la quale stabilì il record di permanenza in orbita in una singola missione per una donna, con 199 giorni e 16 ore. Ieri, la prima donna europea a uscire nel vuoto da una navicella: un altro passo nella storia, prim'ancora che nello spazio. 

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