Il presidente Asi Teodoro Valente: «In Italia prende il volo l'economia dello spazio»

L'esperto: «Far parte di Artemis avrà un impatto molto rilevante sull’intero settore

Il presidente Asi Teodoro Valente: «In Italia prende il volo l'economia dello spazio»
di Paolo Travisi
Mercoledì 17 Gennaio 2024, 12:50 - Ultimo agg. 18 Gennaio, 06:50
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Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana, “The Sky is not the limit”, è il titolo della conferenza sulla geopolitica ed economia della nuova corsa allo spazio, organizzata proprio dall’Asi con Ispi.

Quali sono i settori più importanti della Space Economy in Italia?
«L’Italia è uno forse l’unico Paese europeo in grado di partecipare e presidiare i settori più rilevanti, che sono l’osservazione della terra, l’esplorazione robotica e umana, il trasporto spaziale, telecomunicazione e navigazione. E poi c’è il tema emergente dello space traffic management, la gestione dei rifiuti spaziali, che sarà argomento nel prossimo G7. Importante anche la ricerca scientifica, dove la qualificazione internazionale dell’Italia è assolutamente di primo livello. Oltre l’Esa e la Nasa, esiste anche una nuova importante collaborazione, quella con i Paesi africani».
Di che si tratta?
«A livello intergovernativo l’Italia ha un accordo con il Kenya, centrato sulle attività del Broglio Space Center a Malindi, insieme all’agenzia spaziale keniota, KSA. Da un lato abbiamo attività che riguardano la costituzione di un centro regionale per l’osservazione della terra con un polo a Malindi ed uno in fase di realizzazione a Nairobi, dall’altra attività di formazione su tante tematiche, a cominciare dalla ricerca di informazioni per l’agricoltura, fondamentale per il Kenya. Inoltre come Asi abbiamo rapporti con l’agenzia spaziale africana che replicherebbe dal punto di vista concettuale, l’asset dell’ESA».
Torniamo in Italia, che fotografia possiamo scattare delle aziende spaziali?
«Il panorama industriale è composto da circa 300 aziende, di cui il 70% sono piccole e medie imprese, mentre circa il 17-18% è costituito da grandi players ed un 13% da start up. Nel settore lavorano oltre 7mila persone con un volume d’affari di 2 miliardi l’anno, 15 distretti tecnologici, un cluster tecnologico nazionale sull’aerospazio, circa 70 nodi di ricerca tra università, enti pubblici di ricerca, dipartimenti. Inoltre ci sono 5 incubatori nazionali d’impresa che hanno incubato più di 70 start up nella space economy».
In cosa siamo i più bravi nel settore spaziale?
«Il settore di ricerca e sviluppo è sicuramente un punto di forza internazionalmente riconosciuto; siamo bravi nell’ambito dei sistemi satellitari, le tecnologie dietro ai SAR, i radar ad apertura sintetica, di cui fa parte la costellazione Cosmo Sky Med, il nostro fiore all’occhiello tecnologico e tra poco avremo anche la costellazione di satelliti multisensoriali IRIDE. Siamo bravi nello sviluppo di metodologie e sistemi per lo Space Traffic Management, in cui l’ASI partecipa con le proprie attività dalla base di Matera e per di più stiamo realizzando una rete di nuovi telescopi che si chiama FlyHigh, all’avanguardia per il monitoraggio. Infine tutta la parte delle infrastrutture, basti pensare che il 50% della parte americana dell’ISS, che conta dei moduli pressurizzati, è di fabbricazione italiana e questo ha facilitato anche l’inserimento nell’ambito del programma Artemis. Altro settore, quello del trasporto spaziale, nello specifico dell’accesso allo spazio, cioè dei lanciatori, che rappresenta un punto di alta qualificazione».
Far parte delle missioni lunari del programma Artemis, sarà un’occasione economica importante?
«L’Italia è uno dei primi attori e lo sarà direttamente sia per quanto riguarda i rapporti storici con la NASA, sia per le attività Artemis che verranno svolte con il cappello dell’ESA. Non ci sono le cifre nello specifico, ma sicuramente avrà un impatto assolutamente rilevante nell’ambito dell’economia dello spazio per l’Italia. Il contributo italiano sarà significativo per il Lunar Gateway, la stazione spaziale lunare, per il quale la Thales Alenia Space Italia si occuperà della realizzazione del modulo HALU e di un altro modulo a cui sarà attaccato la capsula Orion che si chiama European Service Module.

Avremo certamente la possibilità di partecipare al campo base lunare, alla costruzione di un modulo fisso ed anche qui è prevista la costruzione da parte di Thales Alenia Space Italia, che si porta dietro tutta la filiera produttiva. All’Altec, invece, abbiamo affidato la realizzazione di un centro di controllo per le missioni robotiche e lunari».

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