Palazzo di Londra, a fine novembre tre giorni di interrogatorio per monsignor Perlasca: il testimone chiave

Palazzo di Londra, a fine novembre tre giorni di interrogatorio per monsignor Perlasca: il testimone chiave
Palazzo di Londra, a fine novembre tre giorni di interrogatorio per monsignor Perlasca: il testimone chiave
Mercoledì 19 Ottobre 2022, 19:51 - Ultimo agg. 19:53
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Città del Vaticano - Ci saranno tre giorni di interrogatorio dedicati a monsignor Alberto Perlasca, considerato il teste chiave nel processo davanti al Tribunale Vaticano per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue. Perlasca sarà sentito dal Tribunale il 23, il 24 e il 25 novembre prossimi. È quanto è emerso all'udienza di oggi che è stata dedicata all'interrogatorio di alcuni componenti della Gendarmeria Vaticana, che a vario titolo sono intervenuti nel corso dell'inchiesta sul Palazzo di Londra, e di un consulente esterno. In particolare, in occasione dell'interrogatorio a Luca De Leo, ispettore della gendarmeria, è emerso che da un cellulare di Tirabassi, tra i dieci imputati nel processo, esisteva una app insolita nella quale i messaggi, una volta letti in chat, si autodistruggevano.A questa chat aderivano anche Mincione e Enrico Crasso ma non monsignor Perlasca. In Aula è stata anche proiettata una lettera datata 17 aprile 2019 in cui la Segreteria di Stato garantiva a Gianluigi Torzi il tre per cento del valore dell'immobile di Londra ed è stato dato conto di un documento del 26 novembre 2018, poi modificato e stampato con modifiche sostanziali, della cui presenza secondo l'accusa non esisterebbero copie materiali. 

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Gli aspetti da chiarire

Nell'udienza, su aspetti tecnici delle indagini sono stati sentiti anche l'ausiliare di Polizia giudiziaria Luigi Cosi e il gendarme Gianluigi Antonucci.

Molto singolare l'esame all'attuale arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio, ex economo generale della Conferenza episcopale italiana, venuto appositamente dalle Marche per rispondere del «caldeggiamento» di Becciu - peraltro ampiamente ammesso dal cardinale - dei contributi Cei per 600 mila euro alla cooperativa Spes di Ozieri, guidata dal fratello Antonino. «Conferma quanto detto nella deposizione del 27 settembre 2021?», gli ha chiesto il promotore di giustizia Alessandro Diddi. «Sì», ha risposto l'arcivescovo. E l'interrogatorio è finito lì. 

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L'udienza odierna durata oltre 7 ore si è contentrata soprattutto sulle procedure utilizzate dalla Gendarmeria vaticana per portare avanti le indagini: accertamenti bancari, dati analizzati su dispositivi sequestrati (cellulari, iPad, computer), App per la messaggistica criptata, immagini catturate dalle telecamere di sicurezza. Tra cui le foto della manager Cecilia Marogna (imputata al processo) che effettuava su conti correnti personali il versamento del denaro erogato dalla Segreteria di Stato per una “operazione umanitaria”. Soldi impiegati invece per l’acquisto di beni di lusso personali per oltre 400 mila euro.

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