«La Generazione Z è la più ricca di sempre, ma anche la più ansiosa. Tranne in Italia: qui i giovani non lavorano e non si formano»

Secondo l'Economist i giovani nati tra il 1997 e il 2021prenderanno il posto dei Baby boomer

Gen z
Gen z
di Redazione web
Domenica 28 Aprile 2024, 19:36
5 Minuti di Lettura

Altro che fannulloni, «La Generazione Z è la più ricca senza precedenti». Ad affermarlo è uno studio dell'Economist (Generation Z is unprecedentedly rich) secondo cui gli “Zoomers” prenderanno il posto dei baby boomer (nati dal 1945 al 1964) nella maggior parte dei campi. Ma non è tutto oro ciò che luccica, perchè la Gen Z è anche quella che soffre di più d'ansia. Caso a parte l'Italia che risulta essere il Paese con il più alto tasso di Neet.

Nel mondo ci sono 250 milioni di persone nate tra il 1997 e il 2021 che vengono definiti “Generazione Z” o “Gen Z”. Metà di loro oggi ha un lavoro. In alcuni Stati occupano posti come amministratori delegati o rappresentanza politica. Nell’articolo dll'Economist riportato dall'Adnkronos, si sottolinea quanto questa generazione sia per lo più caratterizzata dall’ansia. Lo psicologo Jonathan Haidt, della New York University, gli ha intitolato un libro “The Anxius Generation”.

Secondo lo studioso: «I giovani di oggi hanno meno probabilità di formare relazioni rispetto al passato. Hanno maggiori probabilità di essere depressi. E secondo le stime, sono la generazione che beve meno, che ha meno rapporti sessuali e che vive più stati d’ansia». Haidt attribuisce la colpa agli smartphone e ai social media. Non è un caso, infatti, che in America si sta regolamentando l’uso dei cellulari.

Rispetto ai Millenial, nati cioè tra il 1981 e il 1996, la Gen Z non ha vissuto attivamente la crisi finanziaria globale del 2007-2009. La disoccupazione giovanile nei Paesi ad alto e medio reddito è pari a circa il 13% e non era così bassa dal 1991. Molti, inoltre, hanno scelto di studiare materie che li aiutino a trovare lavoro. L’essere nati con lo smartphone tra le mani gli ha consentito un tasso di informazione, anche passiva, comunque superiore rispetto al passato. In Gran Bretagna e in America, ad esempio, i membri della Generazione Z stanno evitando le discipline umanistiche e si stanno invece concentrando su materie come l’economia e l’ingegneria.

In questi Paesi, la retribuzione oraria media sembra essere aumentata rispettivamente del 15% e 13%, superando gli aumenti salariali tra gli altri gruppi di età con un margine insolitamente ampio.

L'Economist sostiene che il vero potere economico di questa generazione è stato quello di credere che Il potere economico il lavoro fosse un diritto a differenza del passato, quando era un privilegio per pochi.

Il fenomeno anglosassone delle dimissioni silenziose e cioè di lavorare il minimo indispensabile ne è l’esempio, così come una nuova visione del tempo libero e della cura del sé ha ricostituito i tempi e gli spazi del lavoro.

E in Italia? Il rischio di questa ricchezza è che non comporti una crescita professionale. «Solo l’1,1% dei ventenni nell’Ue gestisce un’impresa o impiega qualcun altro». Alla fine degli anni 2000, più dell’1% dei miliardari mondiali, secondo le misurazioni della rivista Forbes, erano millennial. E rimanendo in Ue, il caso italiano, come spesso accade, però, non è del tutto dentro questa logica. Seppur l’analisi del The Economist tenga conto di stime internazionali (e quindi validi anche per l’Italia), i dati si configurano per lo più in uno scenario angloamericano.

Video

Nelle classifiche dell’Unione europea, invece, l’Italia è il Paese con il più alto tasso di Neet (Not in Education, Employment or Training), cioè di giovani che non lavorano e non si formano. Un'affermazione che conferma unl report del 2022 "A look at NEET" secondo cui la percentuale di Neet in Italia è tra le più alte d’Europa: la media UE si attesta intorno all’11% e l’obiettivo europeo è scendere sotto il 9% entro il 2030. In Italia, la più alta concentrazione di Neet si ritrova nella fascia d’età dei 25-29enni, toccando punte del 25,2% (più di un giovane su quattro). Nella fascia i 20 e i 24 anni sono uno su cinque (21,5%) e tra i 15 e i 19 anni sono uno su dieci (10,1%).Così come, il calo delle nascite ha messo in crisi il ricambio generazionale, anche aziendale, per il quale si stima che non ci sarà uno zoomer per ogni baby boomer che lascerà il lavoro nei prossimi quattro anni. E, ancora, l’occupazione giovanile, in crescita negli ultimi due anni, non colmerà questo gap.A peggiorare le cose, la mancanza di un’occupazione femminile al pari di altri Paesi. Nel contesto europeo il tasso di occupazione femminile medio è del 69,3%, mentre in Italia il 55% delle donne tra i 20 e i 64 anni ha un impiego, con un rischio di denatalità in aumento. E anche fosse la Generazione più ricca rispetto al passato, si configura essere quella che possiede la percezione di un futuro più incerto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA