L'aggiunto D'Amato: «Confische e cold case le priorità»

L'aggiunto D'Amato: «Confische e cold case le priorità»
di Marilù Musto
Sabato 18 Aprile 2015, 00:07 - Ultimo agg. 08:33
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CASERTA - L’indagine che non dimenticherà mai è quella sulla strage del maggio del 1991, nata dal suo lavoro di ricerca della verità sulla faida di Taurianova , in provincia di Reggio Calabria. In una delle famiglie mafiose che si contendevano il predominio del territorio c’era un macellaio che si chiama Giuseppe Grimaldi. Uno dei killer lo uccise con un colpo ravvicinato di lupara che gli staccò la testa. Il sicario lanciò il capo per aria, in mezzo alla strada, mentre gli altri si divertivano a fare il tiro a segno. Gli assassini di quella strage vennero tutti condannati all’ergastolo; il pm di Palmi che curò l’inchiesta, che poi portò alla condanna altrettanto feroce dei responsabili, era proprio lui: Antonio D’Amato, oggi 53 anni, napoletano, entrato in magistratura nell’ ’87, prima a Palmi, poi a Napoli e poi di nuovo a Palmi, per scelta. E da lunedì scorso D’amato è in servizio alla procura di Santa Maria Capua Vetere, nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura come il numero due dell’ufficio inquirente del palazzo di giustizia più produttivo della regione, dopo quello di Napoli, per numero di fascicoli aperti e chiusi con successo.





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